Nazione civile due

Sarà una riflessione poco politica, ma a me i vari “popoli” rivendicanti il valore superiore della loro famiglia, che sbraitano con la bava alla bocca contro le unioni civili, continuano a ricordare quei ragazzini che quando a Natale tocca al fratello leggere la poesia cominciano a fare gli storsilli, a ruttare e a fare scuregge con l'incavo dell'ascella e a far cadere il vaso buono e a tirare miccette in salotto perché impazziscono al pensiero di non essere loro, in quel momento, l'oggetto delle attenzioni di tutti gli altri, e con quegli storsilli quei quei rutti quelle scuregge quelle miccette non stanno dicendo altro che “ehi guardatemi, guardate me, eccomi, ci sono anch'io!”. Di solito si sopportano con serena rassegnazione, quei mocciosi, consapevoli del fatto che cresceranno, e prima o poi impareranno che a volte accadono anche cose che non ti riguardano, in cui non c'entri, cose che hanno altri protagonisti e che tu puoi solo stare a guardare, mettendoti da una parte e stando al tuo posto: e anzi che sono la maggioranza, quelle cose, perché il mondo è pieno zeppo di roba diversa e non ruota intorno a nessuno. Voi, amici dei popoli urlanti, a quanto pare questo elementare processo di crescita non l'avete ancora completato: e perciò andate in giro a strillare che questa cosa delle unioni civili è stata fatta contro di voi, che vogliono distruggere la vostra famiglia, che dovete difendervi da chissà quale attacco: mentre la verità, molto più semplice e banale, è che questa cosa è stata fatta per altri, che mentre veniva fatta nessuno vi stava cagando, che voi, insomma, non c'entrate niente. Datevi pace.

Alessandro Capriccioli

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