La cospirazione contro la razza umana

La coscienza è andata troppo oltre per essere un attributo tollerabile dalla nostra specie, e minimizzando questo problema siamo costretti a minimizzare la nostra stessa coscienza. Tra i vari modi in cui questo può esser fatto, quattro principali strategie:

1. Isolamento. Per non vivere precipitando nella trepidazione, isoliamo i fatti terribili dell’essere vivi, relegandoli in un remoto comparto della nostra mente. Sono i nostri lunatici coinquilini che vivono nell’attico e la cui esistenza neghiamo in una cospirazione silenziosa.

2. Ancoraggio. Per stabilizzare le nostre vite nelle acque tempestose del caos, cospiriamo per ancorarle in verità metafisiche e istituzionalizzate – Dio, Moralità, Legge naturale, Patria, Famiglia – che ci inebriano facendoci sentire solenni, autentici e al sicuro.

3. Distrazione. Per evitare che le nostre menti riflettano sugli orrori del mondo, le distraiamo con un mondo di frivolezze: televisori, politica estera, progetti scientifici, carriere, il posto in società o nell’universo.

4. Sublimazione. Mettere in scena sia le devianze sia le abilità è ciò che i pensatori e gli artisti fanno quando riciclano gli aspetti della vita più penosi e snervanti in opere dove i peggiori destini dell’umanità vengono presentati sotto forma di intrattenimento estraneo e stilizzato. Questi artisti e pensatori confezionano prodotti che offrono una fuga dalla nostra sofferenza, attraverso una sua simulazione artefatta. Un’opera filosofico-letteraria non potrà turbare il suo creatore né nessun altro con la stessa durezza degli orrori della vera vita, ma restituire soltanto una loro pallida rappresentazione.

Queste pratiche ci rendono un organismo con un intelletto agile, capace di autoingannarsi «per il proprio bene». Isolamento, ancoraggio, distrazione e sublimazione sono tra i sotterfugi che usiamo per impedirci di lasciar dissolvere tutte le illusioni che ci tengono in piedi e in funzione. Senza questo imbroglio cognitivo saremmo messi a nudo per quello che siamo. Sarebbe come guardare in uno specchio e, per un istante, scorgere sotto la pelle il teschio che ci guarda di rimando con un sorriso sardonico. E sotto il teschio… solo le tenebre, il nulla. Qui c’è qualcuno, così ci sembra, eppure nessuno è qui: il perturbante paradosso, l’orrore visto di sfuggita. Un piccolo pezzo del nostro mondo è stato scorticato via e sotto c’è una desolazione cigolante, un luna park dove tutte le giostre sono in movimento ma nessun visitatore occupa i loro sedili. Non siamo presenti nel mondo che abbiamo creato per noi stessi. Forse se potessimo osservare risoluti e con gli occhi ben aperti le nostre vite, comprenderemmo che cosa siamo realmente. Ma questo fermerebbe la giostra e noi preferiamo pensare che girerà per sempre.

— Thomas Ligotti

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