Easter parade

La scuola era il centro della sua vita. Prima di andare al Barnard non aveva mai sentito adoperare il vocabolo intellettuale come sostantivo, e ne rimase molto colpita. Era un sostantivo coraggioso, un sostantivo orgoglioso, un sostantivo che evocava una consacrazione perpetua ad argomenti elevati e un freddo disprezzo per le banalità. Un'intellettuale poteva anche perdere la verginità con un soldato nel parco, ma poteva imparare a ricordarlo con un distacco ironico e divertito. Un intellettuale poteva anche avere una madre che lasciava vedere le mutande quando si ubriacava, ma non permetteva che la cosa le desse fastidio. E poteva darsi che Emily Grimes non fosse ancora un'intellettuale, ma se prendeva una quantità di appunti anche alle lezioni più monotone, e se ne stava a leggere ogni sera finché gli occhi non le dolevano, era solo questione di tempo prima che lo diventasse.
[…] Ma essere un'intellettuale era molto più che un modo di parlare, molto più che comparire ogni semestre nella lista degli studenti con i punteggi più alti, o a trascorrere tutto il tempo libero nei musei e ai concerti e nei cinema che davano quel genere di film di solito definiti ‹‹pellicole››. Bisognava imparare a non ammutolire quando si metteva piede ad una festa piena di intellettuali conclamati, più anziani - e a non commettere l'errore opposto chiacchierando a perdifiato, sparando stramberie o stupidaggini a raffica nel vano tentativo di fare ammenda per la stupidaggine o stramberia detta due minuti prima. E se ci si rendeva ridicoli a feste del genere, bisognava imparare a non rigirarsi nel letto, più tardi, in preda ai tormenti dello sconforto.
Bisognava essere seri ma, - questo era l'esasperante paradosso - bisognava far vedere che non si prendeva mai nulla sul serio.

Richard Yates

Commenti

Etichette

Mostra di più