Moralità boschiva
S'addentra nel bosco,
o meglio si perde.
Lo conosce da ogni lato e a volo alato,
spiegato migrando, frenato tornando.
Si sente libero all'amo del ramo,
tra le sue ombre e penombre,
le verdi volte ritorte,
nel silenzio che scende avvolgente
e si frange a ogni istante.
Qui tutto è in rima
come l'indovinello per un bambino.
Tra il fusto e l'arbusto
è quasi un terzo vicino.
Conosce, riconosce somiglianze, abbondanze,
legami, dettami correlati, celati,
inizi intricati, indizi ingarbugliati
e nei recessi gli eccessi.
Sa, qui, cos'è fitto e folto,
chi fa per tre e chi da sè,
cosa s'invola verso la nuvola,
o rimane in oscure fessure.
Che folla c'è nella forra, fogliame, fiorame,
e chi, d'un fiato, è saltato, balzato di lato,
qual è il frassino e il faggio, l'elce e la felce,
qui la morte è la sola
usa a parlare in prosa.
Sa cosa qui, di premura,
sfiorando del sentiero l'impuntura,
sbuca, sguscia e scompare,
benché capolavoro non male,
sotto e soprannaturale.
Sa dov'è il gotico estatico,
e il barocco enfatico,
che qui c'è il cardellino, là il lucherino,
che accanto al fringuello sta il suo gemello
e da quando, al taglio del bosco,
al tiglio la chioma va in scompiglio.
Poi fa ritorno e cammina
per il prato a lui ben noto,
ma già diverso dalla mattina.
E solo tra la gente lo afferra un'ira sorda
poichè chi è altro dagli altri gli sembra in colpa.
Wisława Szymborska
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