Vivo

Ichna

Ormai abbracciamo soltanto.
Lo abbracciamo vivo.
Capaci ormai di agguantarlo
solo con un balzo del cuore.

Con scandalo della ragna,
nostra parente per parte di madre,
non verrà divorato.

Lasciamo che la sua testa,
graziata da secoli,
riposi sulla nostra spalla.

Per mille complicate ragioni
è nostra abitudine
ascoltarlo respirare.

Scacciate a fischi dalla scena dei misteri.
Disarmate dal crimine,
diseredate dell’orrore femminile.

A volte solo le unghie
brillano, scalfiscono, si spengono.
Sanno, riescono almeno a immaginare
di quale fortuna sono l’ultima argenteria?

Lui già si è dimenticato
di fuggire da noi.
Non sa cosa sia sentirsi addosso
la paura dai cento occhi.

Ha l’aspetto di
uno a malapena nato.
Tutto da noi.
Tutto nostro.

Con l’ombra implorante del ciglio
sulla guancia.
Con un mesto rivolo di sudore
tra le scapole.

Così lui è ora per noi
e così si addormenterà.
Fiducioso.
Nell’abbraccio di una morte caduta in prescizione.

Wisława Szymborska

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