Alexis o il trattato della lotta vana

La vita, Monique, è molto più complessa di tutte le possibili definizioni; ogni immagine semplificata rischia sempre di essere volgare. La vita è qualcosa di più della poesia; è qualcosa di più della fisiologia e persino della morale, in cui ho creduto per tanto tempo. È tutto ciò e molto di più ancora: è la vita. È il nostro solo bene e la nostra sola maledizione.
Noi viviamo, Monique; ognuno di noi ha la sua vita particolare, unica, determinata da tutto il passato, sul quale non abbiamo alcun potere, e che determinerà a sua volta, per poco che sia, tutto il futuro. La nostra vita. La vita che appartiene a noi soli, che non si ripeterà una seconda volta e che non siamo certi di comprendere del tutto. E ciò che sto dicendo della vita intera lo potrei dire di ogni momento di una vita. Gli altri vedono la nostra presenza, i nostri gesti, e come le parole si formano sulle nostre labbra; soli, noi vediamo la nostra vita. Questo è strano: la vediamo; stupiamo che sia così, e non possiamo cambiarla.
Anche quando la giudichiamo, le apparteniamo ancora; la nostra approvazione o il nostro biasimo ne fanno parte; è sempre lei che riflette se stessa. Poiché non c’è null’altro; il mondo, per ognuno di noi, non esiste se non in quanto confina con la nostra vita.

— Marguerite Yourcenar

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