Brucia l’anima

Uno dopo l’altro i passi scivolano. Attorno, volti inesistenti tutti frutto della mia fantasia, tutti mostri della mia testa.
I palazzi, gli alberi, sono ombre. Distinguo solo i miei piedi, le mie mani. Sento i battiti scorrere lenti in questa realtà parallela.
Le mani sono fredde, credo a breve inizi a cadere la neve, devo tornare a casa.
C’è un problema, non conosco più le strade, mi son persa in un labirinto. Il mio labirinto personale.
Devo tornare a casa.
All’improvviso una figura si staglia, nitida, dinanzi a me. Il resto ancora ombre. È una casa. Riconosco in essa, la mia casa. Difficile a dirsi se attorno ad essa vi fosse un giardino, tutto è ombra.
Devo attraversare un ponte per raggiungerla.

Un passo, due passi, tre.
Piano, non correre.
La mia casa è bianca, il tetto spiovente, rosso. La porta è aperta.
Entro.

C’è sabbia. Mare. Due figure stese su quelle distese di sabbia.
M’avvicino.
Mi riconosco, abbracciata a lui, ma non sono io. Non so chi sia lui.
Si stringono quelle due figure. Lei piange, lui le accarezza dolcemente il viso, le bacia le palpebre, gioca coi suoi capelli castani.
Mi volto, quell’immagine è così familiare, brucia l’anima.
Mi volto. La scena cambia.

Ancora loro.
Si rincorrono, questa volta. Sono in un corridoio stretto. Alle pareti appese foto in bianco e nero.
Corrono e sorridono. Poi lui l’afferra. Cadono sul pavimento e lui la stinge a sé.
Brucia l’anima.
Inizio a correre. Ora i passi non son lenti. Corro, devo correre. Devo tornare a casa.
La mente gioca brutti scherzi. La scena muta nuovamente.

Loro.
Ancora sabbia e mare, son tornata indietro. Questa volta però nessuno sorride, nessuno si ricorre. Giacciono distese, rivolte verso il cielo, le due figure. Inizia a piovere. I loro petti salgono e scendono, s’alternano, il loro moto s’unisce all’andare e al venire delle onde.
Nessuna parola.
La scena cambia, ancora una volta.

Una sola figura, la mia.
La mia casa. Un giardino e un’altalena. Lei, io, siede ferma senza dondolarsi, senza sentire il vento sul suo volto. Sussurra. Non riesco a percepire quelle parole e m’avvicino.
“Mi hai promesso che saremmo invecchiati insieme. Me l’hai promesso”
Ora odo le sue, mie parole. Non vi sono lacrime. Non v’è lamento.
Vi è solo rassegnazione.
Questa volta l’anima non brucia, esplode.

Buio. Vuoto, assordante.
La scena cambia, forse è la fine.
Forse no.
Gli occhi pian piano si aprono. Le figure ora iniziano ad esser nitide. Il respiro di qualcuno sulla mia pelle. Una voce, dolce.
“Mal, Mal.” Ripete.
Ripete ancora “Mal.”
Mi volto. È lui. La figura sconosciuta. E capisco, e ricordo. Son piombata in un altro sogno.
Lui non c’è. Lui m’ha lasciata.
Io l’ho lasciato. Io non ci sono.
Ricordo. Sono un’ombra, sono il suo ricordo. Sono in un suo sogno.

Lo guardo. Colgo il bagliore dei suoi occhi, il suo sorriso. Subito attorno a noi il mare e la sabbia. Ricordo anche questo luogo, il nostro.
L’accarezzo, lui mi chiama.
“Mi hai promesso saremmo invecchiati insieme.” Sussurro. “Resta qui, resta con me.”
Nei suoi occhi la risposta assieme all’amore.
“Non posso Mal.”
“L’hai promesso.”
“Allora tornerò, tornerò ogni notte, aspettami qui.” Mi bacia sulla fronte. S’alza e va via.

Sulla sabbia solo le sue orme.
Brucia l’anima.
Sussurra il cuore, “L’hai promesso.”

Rita Caputo

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