Picasso e Lampioni

Questa è una storia vera. No, non storcere il naso, è vera, posso assicurartelo e te l’assicuro con la stessa convinzione con cui ho addentato il mio pane e marmellata questa mattina.
Ascolta, c’era una volta uno schizzo, sì uno schizzo.
Era scappato dalle grinfie d’un pittore da quattro soldi, era uno schizzo raffinato lui e un giorno disse: ”Basta! Non posso continuare ad essere torturato da questo incapace dal tratto rozzo e indelicato”.

Come dargli torto? Lui al tratto ci teneva e anche alla sua reputazione.

Un bel giorno, approfittando del fatto che il pittore pasticcione non trovasse più i tappi dei colori, schizzò via!
Che bella la vita dello schizzo libero, quante cose nel mondo ancora da colorare e, soprattutto, quante parole, parole, parole… insomma, parole.
Lo schizzo, dopo tanto vagare, si trovò sotto un lampione.
“Che strano questo giallo, io un giallo così non l’ho mai visto! Magari sta male: lampione, stai male?”, disse lo schizzetto sgranando i colori.
Lo schizzo era raffinato, ma spontaneo, qualcuno direbbe quasi un idiota.
Idiota nel senso più alto del termine, s’intende. Fatto sta, che il lampione non la prese proprio bene questa domanda e, per tutta risposta, disse allo schizzetto impertinente:
”Chi saresti tu, piccolo ciuffo di colore andato a male? Questo è un “giallo lampione”, un tipico “giallo lampione” !”.
Lo schizzo divenne tutto rosso e si sentì male, soprattutto, perché il rosso con il giallo ci faceva proprio a pugni. Era sempre uno schizzo raffinato, lui!
“Scusa, ma ti ho visto così, giallo, tutto storto, insomma, credevo avessi mal di pancia e ti contorcessi , che avessi fatto indigestione”, sibilò lo schizzetto, temendo le ire del lampione che non tardarono ad arrivare.
“Idiota!” disse a gran voce il lampione.
“Lo so!” rispose fiero lo schizzetto.
“Io non sono un lampione qualsiasi, io sono stato creato da Picasso”, ci tenne a precisare, borioso, il lampione.
Lo schizzetto divenne ancora più rosso: non aveva riconosciuto un Picasso!
Cercò subito di rimediare: “Picasso e lampioni?”, ma qualcosa gli diceva avesse peggiorato più che migliorato!
“Cos’avresti da dire? Picasso fa ciò che vuole, un giorno ha pensato a me e mi ha creato, così contorto perché in quel periodo ero un po’, come dire, sì, proprio contorto”, precisò il lampione che diventava ancora più giallo e si contorceva sempre più!
“Ah, ecco perché non riuscivo a capirti, sai, io le cose contorte non le capisco, perdo sempre il filo e, quando lo ritrovo è troppo tardi. Sento, però, di darti un consiglio per migliorare il tuo look: secondo me, con un tono di giallo più chiaro staresti meglio!”, osò proporre lo schizzetto che intanto volgeva all’arancio per l’imbarazzo!
Il lampione non accettò certo di buon grado il consiglio spontaneo dello schizzetto e diventava sempre più giallo, contorcendosi ancora di più.

Lo schizzetto, che era sempre uno schizzetto esteta, ma anche un po’ idiota, non sapeva più come fare per stemperare quella tinta che i suoi occhi raffinati proprio non riuscivano a tollerare, così, a gran voce, senza esitazione e con tutta la sicurezza di cui era capace esclamò:
“Ti consiglio di tranquillizzarti, il giallo così carico non è assolutamente elegante e non lo sei neppure tu con quel tuo fare arrogante e pittoresco!”
“Non capisci un lampione!”, sentenziò il lampione ormai sull’orlo di una crisi di nervi!
Lo schizzetto si fece pensieroso, il suo colore adesso era blu, pensò che forse era vero, che i lampioni non li aveva mai capiti, quelli di Picasso, poi, non tentava neppure di provare a capirli, però una cosa la sapeva, il “giallo lampione” proprio non gli piaceva. Picasso l’avrebbe perdonato e lui sarebbe schizzato via alla ricerca di qualcos’altro da colorare, magari meno giallo e meno contorto. Era sempre uno schizzo raffinato e anche un po’ idiota, lui!

Valentina Luberto

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