“La legge della vita” di Jack London

Dall’incipit del libro:

Il vecchio Koskoosh ascoltava avidamente. Benchè la sua vista fosse scomparsa da tempo, l’udito era ancora buono, e il suono leggerissimo penetrava fin nella vaga intelligenza che dimorava ancora dietro la fronte rugosa, ma che non contemplava più le cose concrete del mondo. Ah! Il rumore era prodotto da Sit-cum-to-ha, che ingiuriava i cani, mentre li costringeva a forza di scapaccioni sotto la bardatura. Sit-cum-to-ha era la figlia di sua figlia, ma in quel momento era troppo occupata per dedicare un pensiero al misero nonno seduto solo lì nella neve, abbandonato e disperato. Bisognava disfare il campo. La lunga pista attendeva, mentre il breve giorno si rifiutava di attendere. La ragazza sentiva il richiamo della vita, non della morte. E il vecchio era ormai prossimo alla morte.
A questo pensiero, il panico invase per un momento Koskoosh, che tese le mani paralizzate, tastando con gesti tremanti la piccola catasta di legna secca che aveva accanto. Rassicurato che il combustibile fosse veramente lì, la mano si ritirò al riparo delle pellicce spelate, ed egli si mise ad ascoltare. Il cupo crepitare delle pelli a metà gelate, gli disse che avevano smontata la capanna del capo, e che ne ripiegavano i varî pezzi per renderla trasportabile. Il capo era suo figlio, forte e robusto, condottiero della tribù e gran cacciatore. Mentre le donne faticavano col bagaglio del campo, la sua voce si levò sgridandole per la loro lentezza.

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