La marescialla

“Ho aperto per caso un libro che ho trovato nel mio studio; una raccolta di lettere, credo. Ho letto queste parole: Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti. Ho buttato via il libro”.
“Come, signora! Non sapete che sono le epistole di San Paolo?”
“Non mi importa di chi sono. L'autore è un gran maleducato….il vostro san Paolo doveva essere un uomo di cattivo carattere.(…) Siate sottomesse ai vostri mariti! Almeno si fosse accontentato di dire: siate dolci, compiacenti, premurose, econome, direi: ecco un uomo che sa stare al mondo: Ma perché, di grazia, sottomesse?
(…) Siamo dunque schiave? Non basta che un uomo, dopo avermi sposata, abbia il diritto di causarmi una malattia di nove mesi, talvolta mortale? Non basta che tra enormi dolori io dia alla luce un figlio che potrà trascinarmi in tribunale una volta maggiorenne? Non basta che sia soggetta tutti i mesi a indisposizioni spiacevolissime per una donna di rango e che, per colmo, l'assenza di una di queste dodici malattie annuali possa darmi la morte? Oltre ciò bisogna che mi si venga a dire: Obbedite? (…) So bene che in generale gli uomini hanno muscoli più forti dei nostri, e che possono menar pugni meglio assestati: temo proprio che questa sia l'origine della loro superiorità.
(…) "Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti! ” continuava a ripetere tra i denti la marescialla, “quel Paolo era davvero un bruto.”

Voltaire, 1765 “Racconti, facezie, libelli”

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