Pane e lavoro

“Pane e lavoro!” disse l'oratore.
Ci fu un applauso.
L'oratore continuò: “Pane e lavoro, la terra ai contadini, la pensione ai vecchi, le fabbriche agli operai…”
“La casa!” suggerì uno che stava sotto il palco.
“La casa ai lavoratori – rimbombò l'oratore e fece cenni con la mano verso la folla – una casa a te, una casa a questo, una casa a quell'altro!”
“A me niente?” gridò uno che stava in fondo e temeva di non essere visto. Ma arrossì subito quando gli altri si voltavano a guardarlo.
“Una casa a tutti!” gridò l'oratore.
Un giovanotto alto, bianco e triste alzò la mano.
“Io voglio la mamma” disse.
“Come la mamma?” chiese l'oratore.
“Io sono orfano” rispose il giovanotto e divenne pallido per il dolore.
“Casa, pane, lavoro e pensione per tutti…” riprese di colpo l'oratore, tentando di sviare il discorso. Ma il giovanotto alzò di nuovo la mano.
“Voglio la mamma” – disse – “Invece della casa voglio la mamma”.
“Ma che significa?” balbettò l’oratore; guardò quella folla silenziosa e si confuse di più. Si sentì una voce di donna: era una piccola donna sfiorita, con gli occhiali.
“Io vorrei l’amore!” disse, e si coprì il volto per la vergogna. Ma aveva il coraggio della disperazione e aggiunse:
“Almeno una speranza…?”
“Non so…” disse l'oratore smarrito. Si strinse le tempie fra le dita per concentrarsi – “Credo di no…”.
Qua e là, però, la gente cominciava già a sfollare delusa. Si cominciarono a sentire dei fischi…

—  da una drammaturgia di Giuseppe (Pippo) Fava
Ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio 1984 con cinque colpi di pistola alla nuca.

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