Parlarne tra amici

Prima di lasciare il paese ho mandato una mail a Nick per dirgli che stavamo arrivando. Ho scritto: Melissa te l’ha certamente detto, volevo solo assicurarti che non ho l’intenzione di fare scenate. Lui ha risposto: ottimo, sarà bello vederti. Sono tornata più volte a fissare il messaggio, riaprendolo ogni volta per fissarlo di nuovo. Era talmente privo di qualsiasi tono o significato che mi ha mandata in bestia. Era come se, dal momento che la nostra relazione si era conclusa, Nick mi avesse retrocessa al mio precedente stato di conoscente. La storia poteva anche essere finita, ho pensato, ma una cosa finita è comunque diversa da una cosa che non è mai accaduta. In preda alla rabbia ho perfino iniziato a rovistare in mail e sms in cerca di «prove» della nostra storia, che si riducevano a un paio di noiosi messaggi logistici in cui lui diceva quando sarebbe stato di ritorno a casa e io a che ora pensavo di arrivare. Non c’era traccia di dichiarazioni d’amore appassionate o sms sessualmente espliciti. Ed era logico, perché la storia si svolgeva nella vita reale e non online, ma io mi sentivo comunque derubata di qualcosa.

— Sally Rooney, Parlarne tra amici (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli)

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