Aspettando il futuro

di Quintino Rozzi

Maria

Scese la sera come ogni giorno, silenziosa ed implacabile. Il vecchio noce si guardava intorno assaporando l'imbrunire, ma si sentiva in pena per quel casale che stava cadendo a pezzi. Della passata prosperità, e ce n'era stata tanta, restavano solo muri sgretolati e pavimenti sconnessi, ed un'immensa campagna tutt'intorno sempre più affidata alla volontà di Dio.

Chi l'aveva piantato, il vecchio noce, se ne era già andato da molto tempo, rispettando l'antica leggenda che racconta che chiunque pianta un noce, sia destinato a salire tra gli Antichi Padri non appena il tronco raggiunge la grandezza del suo collo.

Così era stato.

Quando si sentì vecchio, chi l'aveva piantato, volle sfiorare con le proprie mani la leggenda. Con un pezzo di corda sdrucita misurò la circonferenza del tronco, poi del suo collo.

Con impressionante precisione le misure corrispondevano.

Spirò la sera stessa.

Qualcuno ricorda ancora le sue ultime parole:

- Porta via quell'affare - disse ad una donna che gli porgeva l'orinale - quel coso a me non serve più...!

Se ne andò mentre la brezza d'aprile giocherellava con le foglie del giovane noce.

Ma erano altri tempi allora. E sebbene la morte di un vecchio, imprudente e saggio come tanti altri già, potesse lasciare intorno vuoto e tristezza, il saltellare composto e misurato di bambini allegri appena consapevoli di un funerale, dava la speranza che niente sarebbe finito mai!

Ma tutti, chissà per quale legge divina o volontà umana, erano andati via, i vecchi nella terra, i giovani per il mondo.

Questo ricordava Maria quella sera, sfidando con il suo corpo rattrappito l'incerto tepore che il pomeriggio d'Aprile concedeva, tornando dopo aver vagato per la campagna deserta tra emozioni e sensazioni che solo Dio e la Natura possono comprendere.

Si soffermò a lungo sotto un vecchio ciliegio, prima di rientrare, poi si affrettò, pensando come nascondere alle altre la sua piccola pazzia di quel giorno.

All'ora di cena le tre sorelle presero posto intorno al tavolo, com'era loro consuetudine, per consumare un pasto che diventava sempre meno necessità di cibo, sempre più l'esigenza di rispettare un rito che si ripeteva da anni, e che ormai andava spegnendosi con loro.

Della bellezza di un tempo, dell'età delle guance rosee e degli occhi ridenti e luminosi, dell'età dei sorrisi celati o dolcemente palesati, di quell'età e di ogni altra, ora restavano solo tre corpi ricurvi in una pelle raggrinzita e secca, che sembrava sgretolarsi tra le mura sgretolate del grande vecchio casale. Ma gli occhi erano ben vivi ancora, di un azzurro così chiaro che faceva trasparire ancor meglio l'anima immensa ricolma di lontani ricordi.

Gloria, la più giovane, non aveva mai smesso di suonare il piano, forse il suo unico grande amore, e chi l'aveva ascoltata nei suoi tempi migliori, avrebbe certamente affermato che era una delizia sentirla suonare.

Ancora adesso si chiudeva per ore nella sua stanza, a battere con le mani deformate la tastiera, a strappare note confuse al vecchio pianoforte per niente infastidito, anzi, sempre così compiacente, che sembrava non rimpiangere affatto la bravura di un tempo.

Melina, la seconda, fin da bambina si era sempre dedicata alle faccende di casa, e, nonostante la numerosa servitù, le era sempre piaciuto intervenire di persona anche nelle mansioni più umili: con serena indifferenza, a volte, con insofferenza e poca pazienza altre... in molte occasioni addirittura con entusiasmo!

Si sposò molto presto, come se il suo destino fosse quello di essere moglie. Ma che questo fosse un equivoco ben presto lo comprese l'uomo che la volle soprattutto come moglie. E lo comprese, suo malgrado, quando quell'apparente Cenerentola, che desiderava ben altro amore e ben altra considerazione dal suo uomo, sciolse lei stessa l'equivoco, dicendo chiaramente e senza animazione al marito che era meglio che ognuno andasse per la propria strada. Così, se tanto in fretta era stata presa, quella Cenerentola, altrettanto in fretta era stata perduta. L'uomo scomparve, lasciandola senza marito e senza figli, e di lui non si seppe più nulla.

Ma da allora Melina non volle più saperne di mariti o di figli, non perché quell'esperienza le avesse insegnato ad odiare gli uomini o i bambini, tutt'altro, ma perché ebbe ancora più coscienza di che valore avesse la sua libertà.

Di bambini ce n'erano tanti per il casale, ed ognuno di loro aveva sempre qualcosa da dire, da dare, da chiedere a zia Melina! E lei li ascoltava tutti, come se fossero i suoi...! Se di amanti, poi, ne avesse avuti tanti o nessuno, nulla mai in proposito era trapelato dalla sua discrezione. Era certo, comunque, che non aveva disdegnato le attenzioni che i molti corteggiatori avevano profuso alla sua bellezza, ma le conseguenze di quelle attenzioni erano sempre restate solo fatti suoi e della sua libertà!

Maria, la più anziana, forse era stata la più felice, ma anche la più disperata.

L'importante della sua vita accadde quando era ancora tanto giovane: si innamorò con tutta se stessa, si innamorò tra il ciclo e la terra come può innamorarsi una sedicenne!

Il giovanetto, che così tanto l'aveva presa, era sicuramente tra i più belli e forti dei tanti che allora rallegravano la campagna. Si amarono con tutta la forza e l'entusiasmo dei loro corpi giovani, con l'immenso piacere della loro ingenua incoscienza. Era tutto così bello!, ma non era lecito allora che una graziosa fanciulla, di così ricche possibilità, si concedesse per suo volere ad un giovane mezzadro, figlio di uno dei tanti zappaterra che si affannavano in ogni stagione per quei campi. Una sera di Maggio furono sorpresi abbracciati nel loro gioco d'amore in un angolo nascosto.

Maria fu rinchiusa nella sua stanza, e le fu detto che mai più avrebbe rivisto il giovane contadino. Lui, Emiliano, si uccise qualche giorno dopo, sparandosi un colpo di fucile in bocca.

Lo trovarono sotto un ciliegio che era ancora caldo, col cranio ridotto a pezzi.

Questo molto tempo prima, tanto tempo prima.

- Buono questo brodino - disse Melina. Lo diceva sempre. Le altre due annuirono, sorseggiando lentamente dal cucchiaio.

- Oggi ho visto una rondine, e i ciliegi sono quasi in fiore... - disse Maria, con un'aria che faceva intendere che aveva ben altro da dire, e lei stessa già si rendeva conto che non avrebbe desistito a lungo dal far partecipi le sorelle delle esperienze di quel giorno.

- Una rondine...? - sottolineò Melina, fingendo sorpresa - È già tempo...?

- Non facciamoci illusioni... - intervenne Gloria, in un linguaggio musicale che la faceva essere sempre a tempo con la Natura - quest'anno la primavera ritarda...!

- Che giorno strano oggi... - riprese Maria ancora intontita, mandando giù un po' di brodino, sempre più invogliata a raccontare della camminata solitària e rischiosa, pur consapevole che poteva incappare in qualche rimprovero per quella sua improvvisa imprudenza! Ma voleva che sapessero anche loro quant'era stato bello non resistere al desiderio di rivedere la campagna! E lo confessò.

Melina e Gloria la guardavano come se non fosse lì, e non osarono rimproverarla, sembrava che non lo meritasse. Fecero solo un cenno col capo per dire: continua Maria, siamo vicino a te. E Maria continuò.

- Dio mio quanta pace...! E andavo serena, riposata in un'immensa quiete che invadeva i campi abbandonati intorno a me! E la mia anima si apriva così tanto da sentire persino il respiro dei fiori...! E c'era una presenza, qualcuno accanto che mi riempiva e mi avvolgeva con il suo amore rassicurante, come se volesse proteggermi dalle mie ansie e le mie paure! E mi parlava, accarezzandomi con sussurri che sentivo appena: sono qui, diceva, vicino a te... non sei sola... va' dove vuoi...! E sono andata dove volevo, senza paura, ritrovando i nascondigli più segreti, come una bambina che scopre per la prima volta la campagna...! Avrei voluto che il giorno non finisse mai, ma il tramonto è venuto lo stesso... e l'aria fresca mi svegliava... mi avvertiva che non c'era nient'altro da fare...! E quella presenza non c'era più, l'avevo vista svanire nell'aria poco prima, riportata con gratitudine nel mondo lontano lasciato solo un momento per farmi tanta compagnia...! Ma ero contenta, potevo rientrare... avevo sognato abbastanza...!

Melina e Gloria la invidiarono un po', vedendola tanto serena, poi, come se un tacito accordo lo suggerisse loro, presero ad accarezzare Maria sui capelli e sulle guance pallide.

- La Natura ci regala qualcosa... - sussurrò Maria, sfiorando le mani delle sorelle con le sue - forse ci regala qualcosa prima di spegnerci in questa vita...

Qualche ventata più prepotente, scuoteva più in là le foglie del vecchio noce, tranquillo mentre aspettava la notte.

Le tre vecchie si capivano, sfiorandosi e cercandosi per farsi ancor più compagnia, ma il cuore e l'anima di ognuna seguivano immagini e raccoglievano emozioni che per ognuna, in quei momenti, significavano il proprio mondo...!

Così fecero a lungo, fino a che Melina disse:

- Andiamo adesso, dobbiamo alzarci presto domattina, lo sapete...

Il tavolo stanco raccolse le posate ed il brodino avanzato... e si rassegnò, come da tempo faceva, ad aspettare fin dall'alba la sera.

Dopo un po', ognuna si adagiò nella propria camera, accomodandosi in attesa che un sonno profondo e ristoratore portasse conforto al corpo stanco.

Melina e Gloria, anche se ancora inquiete per quanto era accaduto, ben presto si addormentarono, e trovarono la loro pace.

Maria, però, vagava incerta per la sua stanza, mentre la strana presenza, così chiaramente avvertita nella campagna e poi svanita, sembrava che fosse di nuovo lì, tornata per farsi ancora più intensa, per starle accanto ancor di più!

Sospinta da una folata di teneri ricordi, trasse un vecchio fazzoletto di contadino da un cassetto e se lo strinse al petto. Poi, come richiamata da un lieve respiro, si volse lentamente verso il centro della camera... e rimase in attesa, aspettando che quel qualcosa di grande e sconvolgente che sentiva accadesse infine... e non aveva per niente paura! Una tenue luce, tenera e confortevole, prese a spandersi da ogni angolo, portando un'immagine, una figura, una persona che prese forma davanti a lei, partorita dai suoi pensieri!

- Emiliano... - sussurrò - Emiliano... Era stordita, ma l'anima non si sbagliava.

- Emiliano, sei tu...?

Emiliano le si avvicinò e l'accarezzò teneramente, e in un sorriso rassicurante disse:

- Sono qui, Maria, sono qui con te... lascia che tutto questo accada...!

- Ma tu eri... tu sei...

Emiliano l'avvicinò a sé e la baciò teneramente sulle labbra. Maria si ritrasse, con un sussulto di vergogna e di spavento! - No... no... mio Dio! cosa fai...? Non vedi... sono vecchia... sono vecchia per te... e sto morendo...! E tu... tu sei così bello...!

- Vieni... - disse Emiliano prendendola per mano -vieni e guardati... il tempo è un gioco...

Maria lo seguì... e nella tenue luce della camera giunse a vedersi nella specchiera del vecchio armadio.

Impazzì per un momento, poi lasciò che tutto accadesse!

- Guardati... - disse ancora Emiliano - guarda, sei viva come allora, sei bella come allora...!

Maria guardava, si toccava, si accarezzava, ed era veramente lei quella che vedeva...! Quegli occhi pieni di azzurro chiaro, vivi e splendenti nel viso morbido e raggiante ricolmo di dolci promesse...! Era lei... ed erano suoi quei lunghi capelli sottili che da un castano limpido e lucente sembravano perdersi e confondersi nel tepore del seno fresco ansioso di desideri inesplorati.

- Vieni... - disse Emiliano - vieni Maria, possiamo amarci... -. La sollevò tra le braccia e la baciò con amore.

Maria pensò ed esitò ancora un istante, come a voler dare una ultima disperata spiegazione a quello che stava accadendo, poi non volle sapere più nulla!

Emiliano la posò nel letto e presero ad accarezzarsi, senza fretta, come se la fretta di quel tempo lontano si placasse ora, finalmente, nella certezza che di tempo ne avevano un'immensità! Ed i vestiti non impacciavano più, disciolti dalle loro carezze, lasciandoli "sentirsi" nudi come avevano sempre desiderato!

Maria si strinse forte ad Emiliano, al suo corpo caldo e tenero, lo spinse lentamente sopra di sé... si dischiuse ad accoglierlo! Emiliano la penetrò lentamente, dolcemente, in una danza morbida e stupenda!

Maria si sentiva calda e umida, in quel gioco di tempi lontani, assecondava Emiliano che pulsava dolce e forte dentro di lei, mentre una forza potente sprigionava da ogni lembo del suo corpo ora lontano da ogni incertezza, lontano dal gelo impotente della vecchiaia! E l'anima voleva volar via, per seguire il calore che la conduceva a respirare al di là di confini immensi! La mente non ce la fece più a contenere il lievitare di tante emozioni...! Il calore si fece più vero, la forza potente più lieve, ed il corpo si sciolse, nel tenue chiarore, in un orgasmo lungo e profondo... inimmaginabile!

E l'anima volò via...!

- Amore... - disse Maria.

-Amore... - disse Emiliano. Poi solo il silenzio.

Melina entrò nella camera di buon mattino, come sempre.

Trovò Maria distesa nel suo letto, il corpo nudo ancora caldo, il viso sereno. La chiamò più volte, Maria non rispose.

La Natura e Dio, qualche volta, se lo vogliono, ci regalano qualcosa nel portarci via nella loro Immensità!

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