Bellezza e tristezza

– Dunque tu dipingi con queste dita tanto delicate, – disse Taichiro portando le mani di lei all'altezza della bocca. Keiko si guardò le mani per un attimo. I suoi occhi erano umidi.
– Sei triste, Keiko?
– Sono felice, quasi da piangere… Basta che tu mi tocchi in un punto qualunque perché mi vengano le lacrime agli occhi.
Taichiro non rispose.
– Perché sento che qualcosa, dentro di me, è giunto alla fine.
– Che cosa?
– Non posso risponderti. Non me lo chiedere.
– Ma non c'è nulla che sia finito, anzi tutto sta per cominciare. La fine di una cosa è sempre l'inizio di un'altra cosa, non è così?
– La cosa finita invece, è finita e basta. La cosa che sta per iniziare, poi, sta semplicemente iniziando. Sono due cose distinte. Almeno è così per una donna, che rinasce ogni volta di nuovo.

— Kawabata Yasunari, Bellezza e tristezza (Einaudi, traduzione di Atsuko Suga)

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