Oltre il muro

A Fiesole, nel chiostro di San Francesco, un cortiletto cinto da arcate e traboccante di fiori rossi di sole, di api gialle e nere. In un angolo un annaffiatoio verde. Ovunque un ronzio di mosche. Arso dal caldo, il piccolo giardino fuma dolcemente. Siedo per terra, penso ai quei francescani di cui poco fa ho visto le celle e di cui ora comprendo le fonti di ispirazione, e sento che, se hanno ragione, hanno ragione con me. Oltre il muro cui sono appoggiato c’è, lo so, la collina che scende verso la città, e tutta Firenze si offre con i suoi cipressi. E questo splendore della natura è la giustificazione di quegli uomini. Io pongo tutto il mio orgoglio nel credere che sia anche la mia, di tutti gli uomini della mia razza, i quali sanno che l’estremo della povertà si confonde sempre col lusso e la ricchezza del mondo. Se si spogliano, lo fanno per una vita più grande (non per un’altra). È il solo significato che posso attribuire al termine «denudamento». «Essere nudi» è espressione che conserva comunque un senso di libertà fisica, e questo accordo fra la mano e i fiori, questa intesa amorosa fra la terra e l’uomo scioltosi dall’umano… ah, come mi convertirei volentieri, se non fosse già la mia religione!

Albert Camus, Taccuini 1935 - 1942

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