Donald Justice

il sabato poesia

La sera della mente

Ora viene la sera della mente.
È qui che la luccila si contrae nel sangue,
Qui che l’ombra scivola lunga la pagina
Mentre leggi seduto accanto al muro del giardino.
Ora i peschi nani, inchiodati ai loro tralicci,
Rabbrividiscono e si piegano. Riconosci le loro voci ormai,
Le pesche sacrificali che chiamano
Debolmente il tuo nome, quel nome
Che nessuno conosce, tranne te.
È l’aura e l’avvenire.
È quella cosa che scende, che ti vola attorno, proprio qui;
E che ora ti porge un artiglio e tu lo prendi;
Con riconoscenza, te lo porti in grembo, così.
Dicevi che non te ne saresti andata di nuovo,
Che non volevi andartene, ma poi –
È come se tu fossi ancora lí, al porto,
A guardare una barchetta che se ne va
Oltre le secche, i falaschi e i pesci morti…
Ed eri già a bordo, solcando le onde e i soliti intralci,
E più oltre, sotto un cielo sfacciato,
Sospeso come un gong prima del colpo —
Ma in che senso, sospeso? – e adesso lo colpiscono, adesso,
Il sogno etereo di una fanciullezza si ripete, si ripete
E tu devi alzarti ancora per quello stesso sangue,
E per i vuoti in gola.

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