Hokusai

Dietro le fitte rughe e nonostante la prostrazione dell’età caduca, si leggono ancora alcuni grandi tratti nobili, un’espressione attenta e paziente. Protetti da un’arcata sopracciliare che si proietta a strapiombo sulla fronte, gli occhi semichiusi sembrano spiare con un’intensità straordinaria. Ma il mondo delle forme, i passaggi istantanei della vita furono osservati e colti con più passione e perspicacia che attraverso questi occhi. L’estrema vecchiaia non li ha né spenti e neppure indeboliti. Nessun eccesso, nessuna fatica ne hanno turbato la prodigiosa acutezza. La purezza di una vita miserabile e degna ha lasciato intatto il potere del loro sguardo. Il vecchio Manrojin Gakiojin, il pazzo di disegno, già I-tsu, già Hokusai, non beve vino e deve sopportare gli scherzi degli amici pittori e letterati che sapevano condurre una vita di disordini e di piaceri. Ma il pazzo di disegno non ha tempo per diventare uomo di gusti raffinati o per corrompere la propria virtù. Qualche volta in sandali e mantello di paglia si reca a delle riunioni di artisti. Chi è questo vecchio? Un contadino di Katsushika. Ma il vecchio disegna, e tutti riconoscono il genio di Hokusai.

— Henri Focillon

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