Se ci sorprendiamo ancora che un migrante sbarchi con uno smartphone tra le mani, siamo idioti

di Guido Scorza

“Sei sorpreso che gli immigrati siriani abbiano uno smartphone? Mi dispiace dirtelo, ma sei un idiota”.

Il 7 settembre 2015 il quotidiani britannico “The indipendent” ha risposto con questo titolo ad una polemica sui migranti che, in fuga da guerra e povertà, sbarcavano sulle coste europee stringendo tra le mani uno smartphone.

Per un migrante che sbarca in un Paese che non conosce, infatti, lo smartphone è l’unica risorsa trasportabile davvero irrinunciabile, più importante, probabilmente, persino di cibo e vestiti, un autentico strumento di sopravvivenza.

E’ il mezzo per accedere a Internet e, così, comunicare con la famiglia, accedere e condividere informazioni utili al viaggio, conoscere la propria posizione, tradurre nella sua lingua ciò che legge o sente dire.

E l'accesso a Internet nella nostra società è un diritto fondamentale benché si tenda a dimenticarsene.

Ecco perché è davvero da idioti confondere uno strumento di sopravvivenza come lo smartphone con un oggetto di lusso, indice addirittura della pretesa falsa condizione di bisogno nella quale verserebbe il migrante, in realtà tanto poco disperato da disporre addirittura di uno smartphone.

Senza dire che uno smartphone sui mercati di origine dei flussi migratori costa poche decine di dollari giacché, normalmente, si tratta di modelli che sui nostri mercati sono stati sostituiti dagli ultimi appena lanciati dai grandi produttori.

Eppure, quattro anni dopo quel titolo straordinariamente educativo del “The indipendent”, la storia si è ripetuta, questa volta a casa nostra.

“I più deboli?!? Scappano da fame e guerra ma tenendosi stretto l’ultimo modello di smartphone!”

E’ questo il tweet postato da un utente di Twitter – inutile persino ricordarne il nome – con sotto la foto, probabilmente, di uno dei migranti protagonisti dell’ultimo sbarco di Lampedusa all’origine del dibattito incandescente di questi giorni.

Il sillogismo, hanno lo smartphone non sono né poveri, né deboli è riproposto in tutta la sua perversa stupidità.

Anzi, in questo caso, a rincarare la dose c’è anche la caratterizzazione dello smartphone: l’ultimo modello.

Inutile, naturalmente chiedere all’autore dell’infelice cinguettio come sia pervenuto a questa conclusione.

E lascia basiti – ma, forse, purtroppo, non dovrebbe perché è solo un segno dei tempi – che il tweet abbia innescato un thread infinito nell’ambito del quale i più anziché invitare il suo autore a miglior riflessione, rincarano la dose, pubblicando vignette che si farebbe un torto alla satira nel definire satiriche o sottolineando che l’esigenza di disporre dell’ultimo modello nasce dalla sua caratteristica di impermeabilità, preziosa in caso di naufragi.

Come è accaduto che, nelle nostre teste e nelle nostre anime, l’umanità abbia lasciato il posto a tanta disumana stupidità?

E, soprattutto, cosa possiamo fare, cosa può fare ciascuno di noi, per ribaltare questa drammatica emergenza culturale?

Dobbiamo chiedercerlo oggi e dobbiamo trovare una risposta prima che sia troppo tardi perché in gioco, qui, c’è davvero il futuro dell’umanità.

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