Ciliegie

Le nostre emozioni sono come le ciliegie: una tira l’altra e una è diversa dall’altra. A un certo punto però arrivi al nocciolo, a quella parte dell’emozione che non è più nutriente: è solo legnosa. A quel punto è necessario lasciarle andare, anche se non abbiamo capito tutto, anche se non sappiamo perché di ogni cosa. Pretendere di finire quell’emozione ci costringerebbe a tenere il nocciolo in bocca e ci impedirebbe di prendere altre ciliegie. Quando arriva un’emozione spiacevole noi tendiamo a tenerla dentro troppo tempo, perché vogliamo capire perché è arrivata, come fare a non farla tornare, e la mastichiamo infinite volte senza riuscire a trasformare quel nocciolo in un frutto gustoso come quello che abbiamo appena mangiato. Lo facciamo in particolare con le emozioni negative ed è così che diventano elementi di cronicità. A volte, addirittura, non contenti, le andiamo a ripescare volontariamente per vedere se riusciamo a digerirle. È importante imparare. È importante riconoscere quando non c’è più niente da imparare ma solo da accettare che da quel nocciolo, forse, nasceranno altri frutti. Per questo dobbiamo lasciare che ritorni alla terra da dove è nato. Da quell’insieme misterioso, fertile e indistinto che è la nostra terra, il nostro inconscio, la nostra mente.

— La storia delle ciliegie e quella della cronicità - Nicoletta Cinotti

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