L’animale morente

“Il grosso scherzo che ti fa la biologia è che raggiungi l’intimità con una persona prima di sapere qualcosa di lei. Fin dal primo momento, hai capito tutto. Inizialmente, l’attrazione è esercitata dalle superfici, ma c’è anche l’intuizione della dimensione più completa. E l’attrazione dev’essere necessariamente la stessa: lei può essere attirata da una cosa, tu da un’altra. È superficie, è curiosità, ma poi, boom, ecco la dimensione. È bello che lei sia di Cuba, è bello che sua nonna fosse questo e suo nonno quello, è bello che io suoni il piano e sia proprietario di un manoscritto di Kafka, ma questa è una digressione lungo la strada che ci porta nel posto dove stiamo andando. È una parte dell’incanto, immagino, ma è la parte di cui io farei volentieri a meno, senza la quale mi troverei molto meglio. Il sesso: ecco tutto l’incanto necessario. Le donne, per gli uomini, sono davvero tanto incantevoli, una volta tolto il sesso? C’è qualcuno che trova incantevole un’altra persona di questo o di quel sesso se non nutre per lei un interesse di natura sessuale? Da chi, ancora, ti fai incantare così? Da nessuno.

Gli sto dicendo chi sono, pensa lei. Gli interessa sapere chi sono. Questo è vero ma io sono curioso di sapere chi è perché la voglio scopare. […] Mentre con lei faccio questa conversazione, penso: Quanto dovrò aspettare ancora? Tre ore? Quattro? Arriveremo ad otto? Venti minuti di veli e sono già lì che mi domando: Cosa c’entra tutto questo con le sue tette, la sua pelle e il suo comportamento? L’arte francese del corteggiamento non m’interessa. L’impulso selvaggio, sì. No, questa non è seduzione. Questa è una commedia. È la commedia che si recita per creare un collegamento che non è il collegamento – che non può competere con il collegamento – creato spontaneamente dalla lussuria. Questo è un istantaneo richiamarsi alle convenzioni, un darci subito qualcosa in comune, il tentativo di trasformare la lussuria in qualcosa di socialmente conveniente. Ma è proprio la radicale sconvenienza che fa della lussuria la lussuria.”

Phillip Roth

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