Exit west

Adesso nella città il rapporto con le finestre era cambiato. La finestra era il confine attraverso il quale era più probabile giungesse la morte. Le finestre non costituivano una protezione neanche dai proiettili più fiacchi: qualunque locale con una vista sull'esterno poteva essere preso in mezzo dal fuoco incrociato. Inoltre i vetri di una finestra frantumata da un'esplosione potevano trasformarsi in schegge di granata, e tutti avevano sentito di qualcuno dissanguato dai frammenti di vetro.
Molte finestre erano già rotte, e la cosa prudente sarebbe stata rimuovere quelle che restavano, ma era inverno, e di notte faceva freddo, e senza gas ed elettricità, ormai sempre piú carenti, le finestre aiutavano a mitigare un po’ il gelo, quindi la gente le lasciava dov'erano.
Saeed e i suoi risistemarono invece il mobilio. Pizzarono contro le finestre delle camere da letto scaffali carichi di libri che ostruivano la vista ma lasciavano filtrare la luce dai bordi, e contro le alte finestre del salotto piazzarono in piedi il letto di Saeed, materasso e tutto, coi piedi che poggiavano contro architrave. Ora Saeed dormiva su tre tappeti sovrapposti e a quanto diceva ai genitori, gli faceva bene alla schiena.
Nadia rivestí l'interno delle sue finestre con un nastro da pacchi beige, quello solitamente usato per chiudere gli scatoloni, e sopra ci stese sacchi della spazzatura di quelli resistenti e li inchiodò agli infissi. Quando aveva corrente elettrica a sufficienza per ricaricare l'accumulatore, ne approfittava per ascoltare i suoi dischi alla luce di un'unica lampadina, cosí che la musica rendesse più ovattatati gli aspri rumori dei combattimenti, e in quegli istanti guardando le sue finestre, pensava che sembravano amorfe opere d'arte contemporanea tutte nere.
Anche l'effetto che le porte facevano alla gente si modificò. Girava voce che ci fossero porte capaci di trasportarti in altri luoghi, anche molto remoti, lontano dalla trappola mortale in cui si era trasformato il loro paese. Alcuni sostenevano di conoscere qualcuno che conosceva qualcuno che era passato attraverso una di quelle porte. Una porta normale, dicevano, poteva trasformarsi in una porta speciale, e poteva accadere senza preavviso, a qualunque porta. Quasi tutti le consideravano voci prive di fondamento, sciocche superstizioni. Eppure quasi tutti avevano cominciato a guardare le proprie porte in modo un po’ diverso.
Anche Nadia e Saeed parlarono di quelle voci, senza dargli credito. Ma ogni mattina, quando si svegliava, Nadia guardava la porta d'ingresso, e quelle dell'armadio, della terrazza. E ogni mattina, in camera sua, Saeed faceva piú o meno lo stesso. Tutte le loro porte continuavano essere semplici porte, interruttori che regolavano il flusso tra due spazi adiacenti e potevano essere solo essere o aperte o chiuse, ma ognuna quelle porte, considerata con una punta di irrazionale speranza, diventava anche parzialmente animata, un oggetto dotato del sottile potere di schernire, schernire i desideri di coloro che desideravano andarsene lontano, sussurrando in silenzio dai loro infissi che tali sogni erano pura follia.

— da Exit west, di Mohsin Hamid - Einaudi, pag 46-47

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