Lavoro

Ci si chiede che tipo di società si può costruire se i professionisti del domani – quei millennial che oggi iniziano a muovere i primi passi nel mondo del lavoro – vengono spremuti già nei loro primi anni di attività. Gli standard impossibili, il dogma della produttività a tutti i costi, la settimana lavorativa infinita e pressoché ininterrotta, non tolgono solo il sonno e corrompono la salute. La cosa più grave è che fiaccano nello spirito quei cittadini che dovrebbero proporre idee nuove o punti di vista inediti nello spazio pubblico. Allo stato attuale delle cose i giovani professionisti pensano solo a sopravvivere in un sistema che li vuole perennemente connessi, concentrati e al servizio del datore di lavoro. Se il lavoro continuerà a occupare ogni momento della vita quotidiana, erodendo la sfera privata e sociale, ci ritroveremo ad avere un unico sguardo sul mondo: quello che riserviamo allo schermo del pc mentre a tarda notte, con le occhiaie profonde e le arterie intasate di caffeina, rispondiamo all’ennesima mail.

— Giovanni Bitetto

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