Maledetta amica mia

di Matteo Spina

11 agosto 2006

Nel mio paese di origine, Morro Reatino, si sta organizzando la sagra della birra.
Una sagra che non ha nulla a che vedere con le feste stile “October Fest”, ma ci permette di far conoscere il nostro piccolo borgo a tanta gente.
Come tutti gli anni partecipo all’organizzazione di questi eventi con la Pro Loco di Morro e, insieme ai giovani del paese, mi adopero affinché tutto riesca nel migliore dei modi.
Con noi c’è anche M., una ragazza che vive a Roma ma che è sempre rimasta legata al suo paese di origine; infatti l’estate e tutti i fine settimana dell’anno viene al paese con la famiglia per incontrare i parenti, ma anche per evadere da quella vita frenetica, tipica della grande città, che in realtà non le si addice. In poche parole è ciò che faccio anch’io, con la sola differenza che non evado da Roma ma da Terni.
L’ho sempre vista come una ragazza più matura di me, non per l’anno di differenza che ci corriamo, ma per il semplice fatto che frequenta amiche più grandi di lei e per l’estrema maturità dei discorsi ascoltati di sfuggita tra lei e mia sorella Eleonora.
Per tutti questi motivi io non riesco a considerarla come una ragazza da abbordare facilmente. Proprio la sera della festa della birra, vedo che è lei ad avvicinarsi a me, ma inizialmente non riesco a capire se questo comportamento abbia un secondo fine, anche se lo spero. La serata va avanti alla grande, tra numerose pinte di birra distribuite alla gente, sempre con lei vicino e sempre con quella mia speranza che pian piano sta diventando una certezza.
A fine serata tutti noi puliamo e riordiniamo il campo da calcetto di Morro Reatino dove è stata organizzata questa splendida manifestazione che, per numerosi motivi, rimarrà nel mio ricordo per tutta la vita.
Ormai tutto è stato riordinato e, a notte inoltrata siamo pronti ad andare a dormire, ma prima di salire in macchina lei mi chiama e mi informa che c’è un concerto di Marco Masini a cui vuole andare.È fatta, le piaccio, non so perché, non so quanto, ma le piaccio e ciò mi farà passare una notte piena di sogni di cui lei sarà la protagonista. È inutile dire che la mia risposta è affermativa e che non vedo l’ora che il venticinque di agosto arrivi per poter andare con lei al concerto di un cantante che anche a me piace moltissimo.
Dal finestrino della mia macchina le do la buonanotte, con la promessa che il giorno seguente creeremo insieme un cd che ci farà da colonna sonora sino al concerto.
Arrivato a casa mi faccio una doccia e vado a dormire con lei nella mente, ma pur essendo stanchissimo non riesco a prendere sonno, perché cerco di immaginare la giornata di domani, e come mi dovrò comportare. La notte trascorre in fretta e al mattino, come prima cosa, mando il buongiorno a M. con un sms in cui le scrivo che, quando vuole, possiamo incontrarci per fare il cd promesso.
La sua risposta è immediata: stasera possiamo uscire, e con il suo portatile potremmo fare il disco.
Nella mia mente frullano tante cose che non saprei descrivere e non saprei nemmeno spiegarmi, forse perché ho capito che M. piace tanto anche a me e questo mi causa una splendida confusione mentale che è difficile controllare.
Non so se è un vero e proprio appuntamento o forse non voglio crederlo, ma cerco di far trascorrere la giornata aspettando il dopocena. Andando con i miei amici al bar la incontro e sento quasi una stretta al petto, cerco di non far trasparire la grande emozione che provo nel vederla e, con un sorrisetto da playboy che non mi appartiene, chiedo conferma per quella sera. Lei invece mi invita ad andare ora a casa sua per quel famoso cd. Ho la salivazione a zero, le mani sudate, e sto lì che fisso come un tonto il suo viso angelico, ma cerco di farmi coraggio e con un filo di voce le dico che la raggiungo tra cinque minuti.
Entro nel bar, mi lavo le mani, la faccia, compro le gomme alla menta più potenti che ci siano e mi avvio verso casa sua, che è proprio a due passi da lì. Arrivato, le faccio uno squillo sul cellulare e lei mi apre, in casa non c’è nessun altro, sento che mi chiama dalla sua camera e inizio a salire quei pochi gradini facendomi mille film in testa, immaginandomi di tutto, ma senza giungere a una reale conclusione. È fatta, le scale sono finite e mi trovo di fronte a lei, stesa sul letto con il suo portatile, che cerca tra mille canzoni e mi dice di sdraiarmi accanto. Pur non facendo nulla di male, all’emozione di esserle vicino si sostituisce la paura di come potrebbero reagire sua madre o suo padre se mi vedessero lì e, come volevasi dimostrare, sento la porta di sotto aprirsi e dei passi sulle scale, una situazione a dir poco comica. Continuo a ripetermi “speriamo che sia sua madre così almeno non mi picchia”. è proprio sua madre, che, per fortuna, ci saluta e va nella stanza accanto a fare il riposino pomeridiano.
Ora sono più tranquillo e inizio a parlare con M. delle canzoni che preferisco, dei cantanti che più mi piacciono e mi rendo conto che anche in questo siamo simili. Mi accorgo che ci accomunano tante cose, come il fatto che a entrambi non piace quella vita che potrebbe essere definita mondana, fatta di continue uscite e di esigenze che spingono le persone a star fuori di casa. Non l’ho ancora sfiorata, ma già capisco che potremmo essere fatti l’uno per l’altra.
I discorsi proseguono senza alcun filo logico e il tempo passa talmente in fretta da non accorgermi che è ormai ora di cena, così decido che è meglio andare a casa a prepararmi per la grande uscita serale. La saluto e mi dà appuntamento alle nove e mezza al campetto, quello stesso in cui per la prima volta abbiamo rotto il ghiaccio.

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