C'è Bill in cucina

di Noemi Fogliano

“Amore, cucciolino, svegliati che c’è Bill in cucina!”

“Mhmmmm...”

Ecco, questa frase di mia madre e il grugnito di mio padre sono i primi suoni che sento la mattina presto, quando devo alzarmi per andare a scuola.

Buongiorno, mi chiamo Noemi, sono un’adolescente e ho una passione sfrenata per i Tokio Hotel. Adoro in modo particolare il loro cantante, Bill Kaulitz (anche se pure suo fratello gemello Tom non è affatto male!), e i miei ne sono fin troppo consapevoli... “C’è Bill in cucina!” è una scusa ignobile, usata al solo scopo di tirarmi giù dal letto alla svelta. Lo so bene che non ci sarà mai Bill nella mia cucina a fare colazione con il latte e i cereali insieme a me.

Mi stiracchio ancora un po’, sposto Duchessa, la mia batuffolosa gattina, che durante la notte mi dorme schiacciata sulla testa, e, stropicciandomi gli occhi, cerco lo sguardo intenso del mio tesoro.

“Buongiorno amore!” sospiro con un filo di voce al poster di Bill sopra il mio letto. Quello in cui tiene le mani ai lati della bocca come per urlare e mostra la sua dentatura bianchissima.

Mamma mi ha fatto notare che Bill ha i denti come i miei, cioè ha l’arcata superiore spostata più in avanti rispetto a quella inferiore forse perché, come me, ha ciucciato per molto tempo il dito pollice. Non nascondo che ancora oggi qualche volta, davanti al televisore o per rilassarmi prima di dormire, quel dito cerca un rifugio caldo nel mio palato.

Il volto di Bill è l’ultima immagine della vita reale, prima di addormentarmi, ed è la prima che ritrovo al mattino, appena apro gli occhi. Questo fa sì che nella mia mente ci sia sempre lui, anche durante la notte, nei miei sogni, in quelli stupendi in cui lo incontro e lo bacio fino a farlo soffocare e in quelli tristi dove lui si trova sul palco e canta per tutte le fan, senza immaginare minimamente che io esisto e che lo adoro.

Do la solita rassegna di baci a tutti i miei poster e mi soffermo a contemplare quello in cui Bill è seduto su uno scalino e ha i capelli che con la frangia coprono l’occhio destro. Già, quegli occhi da cerbiatto, gli stessi che me lo hanno fatto notare. Da quel momento è scattato in me un solo desiderio: conoscerlo!

Prima di lui c’è stato Zac Efron, ma non era un amore così grande come questo per Bill, lui ha suscitato in me delle emozioni fino a ora sconosciute, anche se solo attraverso i giornali e la televisione.

Forse gli adulti, che si vantano di sapere tutto della vita, hanno ragione di dire che non è possibile innamorarsi di un poster o di un video, ma io credo che alla mia età questo amore platonico sia più bello e puro di tante altre schifezze che ci sono nel mondo.

Mamma mi racconta sempre che quando era ragazzina ha vissuto le stesse emozioni nei confronti di John Taylor, il chitarrista dei Duran Duran.

Anche lei e sua sorella Antonella, che era innamorata del tastierista, Nick Rhodes, avevano la camera stracolma di poster e spendevano quanto il budget pubblicitario della Tim in dischi e fotografie dei Duran Duran. L’unica differenza era che i loro genitori non le appoggiavano, anzi dicevano che Simon Le Bon e Nick erano gay perché uno portava l’orecchino e l’altro si truccava.

I miei genitori non sono così. Loro mi capiscono e sono i miei più grandi complici e alleati. A dire la verità, alle volte ho la sensazione che Bill piaccia anche a mia madre perché quando lo vede dice: “Eh! Avere vent’anni di meno!”.

Anche papà è sempre dalla mia parte, soprattutto quando mi innervosisco nel sentire gli anti-Tokio Hotel dire che Bill è gay perché si trucca. Allora, lui mi racconta che negli anni ’70 e ’80 c’erano dei grandi artisti come David Bowie, i Cure, Bryan Ferry, Adam and the Ants, i Kiss, e tanti altri, che si truccavano per contraddistinguersi, per essere anticonformisti e per fare scena. È proprio grande il mio “tattino”!!

Tutti si stupiscono quando sentono che mi rivolgo a mio padre chiamandolo così e non “papà”.

Ciò è dovuto al fatto che i miei genitori si sono sempre chiamati con dei nomignoli, così anche io, fin da quando ero molto piccola, mi sono abituata a chiamare papy in questo buffo modo.

Il mio tattino è un papà davvero unico... praticamente è una seconda mamma!

Il senso è che anche con lui posso dire e fare quelle cose che alcune ragazze riservano in esclusiva alla madre.

Anche papà quando era molto giovane portava i capelli lunghi e anche a lui i soliti bigotti che guardano solo l’aspetto esteriore delle persone dicevano che era un ragazzaccio e che sembrava addirittura un drogato!

Però è veramente penoso vedere che anche se il tempo passa, cambiano i millenni e il progresso apre la mente della gente, esistono ancora tante persone giovani che sono rimaste radicate alla mentalità che avevano i miei nonni. Che pena gli anti- Tokio Hotel... Open your minds!

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