Faccia d’angelo

Pensava questo Valeria mentre la contemplava dal minuscolo terrazzo del monolocale mansardato in cui viveva.
Bugiarda proprio come colui che gliel’aveva fatta amare così tanto. Una faccia d’angelo con il lato oscuro. Si erano amati, presi e lasciati. Lui era sempre stato bravo a farsi perdonare i suoi tira e molla, le sue indecisioni, i suoi passi avanti e le retromarcia. Sì, Faccia d’angelo riusciva sempre a recuperare, perché come la faceva sentire lui non la faceva sentire nessuno. Con lui si sentiva donna, si sentiva amata e riusciva ad amarsi.

Del resto gli ingredienti della favola c’erano tutti: amavano entrambi la musica, il mangiare bene e le risate in compagnia. Lei iniziava una frase e Faccia d’angelo la terminava. Un’empatia che scoppiava nel desiderio più assoluto quando i loro corpi diventavano una cosa sola. Gli ingredienti c’erano tutti, ma Faccia d’angelo appena il gioco cominciava a farsi serio si allontanava. Lei cercava di andare avanti per la sua strada e lui ritornava. Lei pensava che fosse amore, così paziente aspettava che lui cambiasse. Ma una bella sera di luna piena, lui sparì. Si limitò a dirle poche parole, in fondo lei lo aveva saputo che non era pronto a impegnarsi. Era sparito e l’aveva lasciata sola con i suoi ricordi, le sue domande e le lune piene. Si erano baciati per la prima volta durante una notte in cui la luna era maestosa in cielo, illuminando la città a giorno, e da allora l’avevano sempre ammirata insieme proprio dal suo piccolo terrazzo.
Quella sera, invece, Valeria stava contemplando la sua la settima luna piena di solitudine. La osservava e pensava a quanto fosse bella e finta, proprio come il suo disastro sentimentale. Quello era stato un vero e proprio tsunami del cuore. Stava cercando di superarlo andando avanti con la vita di sempre, ma il suo corpo stava ancora assorbendo quel dolore. Era dimagrita, era diventata più pigra e non riusciva a dormire. Sapeva che non sarebbe finita finché non avesse buttato fuori tutto quel dolore, che proprio non voleva saperne di lasciarla in pace. Neanche a piangere era riuscita mai. In alcuni momenti c’era quasi riuscita, sentendo il petto andare all’indietro e la gola stringere, ma nulla da fare. Non voleva proprio saperne di andarsene.
Quella sera guardava la sua settima luna piena senza Faccia d’angelo, ma in compagnia di un buon calice di vino rosso e buona musica per festeggiare se stessa. Finalmente era riuscita ad aggiudicarsi una piccola battaglia in ufficio: dopo mesi di lavoro un grosso cliente aveva approvato la sua proposta, bocciando quella del grande capo. Si sentiva fiera di sé per aver avuto il coraggio di difendere le proprie idee. Bevve un sorso dal suo calice, ripensando al momento in cui le avevano comunicato la notizia. Appoggiò il suo sguardo sulla luna bugiarda per rivivere la scena mentalmente. Si portò di nuovo il calice alla bocca e, mentre deglutì, sentì qualcosa bagnarle la guancia. In silenzio e lentamente una lacrima le stava attraversando il viso. Lasciò che cadesse giù dal mento e chiuse gli occhi.

Forse ce la poteva fare. La luna sarebbe stata sempre bugiarda, ma la vita sempre grata e tutto il male che le mordeva dentro, prima o poi, sarebbe stato un ricordo.

Mila Orlando

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