Il fidanzato della professoressa

La piazzetta Leopardi, a Castelfidardo, deserta in quel caldo mezzogiorno di ferragosto, si riempì improvvisamente di strilli.

“È arrivato il fidanzato della professoressa!…è arrivato il fidanzato della professoressa!” – gridava a squarciagola un ragazzino, correndo verso il portone scuro, con i due gradini, e picchiando con entrambi i pugni per farsi aprire.

Al rumore, era accorsa ad aprire, affannata, Maria : “Cosa hai da far tanto baccano, Guido?….è l’ora di pranzo…cosa c’è di così urgente da picchiare e strillare?…”

“C’è il suo fidanzato, signorina….è arrivato il suo fidanzato!”-rispose Guido, ansante, orgoglioso della bella notizia che portava.

Maria lo guardò allibita: “ …ma…ma che ti passa per la testa, sciocco….ma non lo sai che il mio fidanzato è in Sicilia?….e poi, come potresti sapere che è lui, se non lo hai mai visto?…Smettila di dire stupidaggini e datti una calmata”

Ma il ragazzino non la smetteva d’urlare, di insistere: “…l’ho visto….sta venendo in bicicletta….e poi lo conosco….lei ha la sua foto sul comodino….l’ho riconosciuto….è proprio lui…”

“ Adesso basta davvero, Guido”- replicò Maria, adirata – “…in bicicletta, poi!…ma cosa ti viene in mente?…ti sembra uno scherzo tanto divertente?….è solo….è solo….ohhhhhhhhhh!”

All’angolo della via che sbucava nella piccola piazza era comparso un giovane in bicicletta, che sembrava stanchissimo eppure pedalava con energia…..ma no, non poteva esser lui, c’era la guerra – era il ferragosto del ’44 – l’Italia era divisa in due, da appena tre mesi il Lazio era libero, mentre ancora sull’Appennino tosco-emiliano si combatteva duramente, gli alleati incalzavano ma le armate tedesche resistevano, il Nord era ancora in mano loro, non era facile giungere a Castelfidardo dalla Sicilia….ma proprio dinanzi a Maria, in bicicletta – in bicicletta!?! – c’era davvero lui, c’era davvero il suo fidanzato, c’era davvero Turiddu…fino a quel momento, lei non aveva saputo neppure se fosse vivo o morto, se fosse in Sicilia o al fronte, se si ricordasse ancora di lei…da più di un anno non aveva sue notizie…eppure quel bel ragazzo alto, magro, evidentemente sfinito, era proprio lui…era lì…era arrivato…scendeva dalla bicicletta proprio lì, dinanzi a lei….

Si ritrovarono abbracciati, disperatamente abbracciati, con la bicicletta tra loro – ma tanto non se ne accorgevano – e Guido rideva guardando la sua professoressa di matematica così buffa, scarmigliata, che rideva e piangeva abbracciata al suo “sposo”, anche lui felice e con gli occhi umidi, con quella bicicletta che sembrava volesse partecipare a quel pazzo abbraccio interminabile.

La zia Casilde, intanto, allertata dal rumore, era accorsa a controllare cosa mai fosse successo a Maria che non rientrava e, dinanzi a quella scena, s’era arrestata di botto, a tutta prima senza capire, poi, anche lei commossa, dicendo: “ ….ma benedetti figlioli….ma vi sembra modo…..ma….ma almeno la bicicletta…” e pian piano aveva sfilato la bicicletta lasciando che i due ragazzi continuassero nel loro abbraccio, inconsapevoli del mondo intorno a loro, dimentichi di tutto.

Carla Di Martino

Commenti

Etichette

Mostra di più