La morte a Venezia

Per assicurare a un prodotto eminente dello spirito una larga, profonda, immediata risonanza, occorre che fra il destino personale dell’autore e quello generale dei contemporanei esista un’affinità segreta, anzi una convergenza. Gli uomini non sanno perché decretino fama a un’opera d’arte. Tutto fuorché intenditori, essi credono di scoprirvi, a giustificazione di un consenso così vasto, pregi innumerevoli; ma il vero motivo del plauso è un imponderabile; è simpatia. In un brano di scarso rilievo, ma senza ambagi, lo stesso Aschenbach aveva scritto che ciò ch’è grande quasi sempre esiste come «un malgrado», ha cioè visto la luce malgrado dolori e sofferenze, miserie e abbandoni, debolezze fisiche e vizi, passioni e mille intralci. Era questa, più che un’osservazione, un’esperienza vissuta; era anzi la formula della sua vita e della sua gloria, la chiave della sua opera; ci si stupirà che fosse pure il carattere morale e l’atteggiamento esterno dei personaggi più veracemente suoi?

— Thomas Mann

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