Giardini di resistenza

Il giardino di resistenza immaginato da Clément intende operare fuori dagli indirizzi e oltre i modelli imposti dalle logiche di mercato. È un giardino che si fa spazio politico dove, impegnarsi a preservare ogni diversità impiegando al meglio le risorse esistenti, ingegnarsi a cogliere le potenzialità di nuovi ecosistemi residuali e variamente meticci sperimentando nuovi modi di partecipazione e di condivisione collettiva del bene comune, prefigura un più ampio spirito e metodo di intervento. Giardini, dunque come luoghi di resistenza con l'auspicio di un incremento di consapevolezza, di un proliferare di iniziative che propositivamente costruisca micro soluzioni. Operando in parallelo, e quindi al di fuori, rispetto a una politica ufficiale che resta espressione degli interessi di un modello economico che non sa e non vuole smentirsi. Giardini di resistenza che prospetticamente “permettono a una società o a degli individui di uscire dal sistema attuale e dei suoi valori dominanti… offrono [all'uomo] la possibilità di riflettere sul mondo e il vivente, di comprendere cosa è un ecosistema, cosa è un luogo e in che modo può abitarlo (*)”.

— Andrea di Salvo - Giardini di resistenza, postfazione all'edizione italiana.
(*) Jardins de résistance, Entretien avec Gilles Clément, a cura di Marco Martella

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