Votare la propria vita alla ribellione

È fondamentale difendere l’individuo contro “l’uomo”: uomo come suddito irreprensibile, irrimediabilmente superficiale, eterno gregario.

Votare la propria vita alla ribellione. Ribellarsi anche contro ciò contro il quale non si pensa di potersi ribellare. A partire dal proprio nome. Perché nelle vene di Émile Armand non scorreva sangue. Scorreva la rivolta, scorreva il mettere in discussione tutto. Cosa che la vita aveva già fatto con il giovane Émile. Nato nel 1872 e figlio di un reduce della comune rifugiatosi a Londra, venne ad esempio cresciuto da ateo, diventando poi quasi di riflesso cristiano e tornato ateo in seguito. Rifiutò il suo nome di battesimo, che non era infatti Émile ma Ernest Lucien Juin e ne creò uno suo: Émile Armand, appunto, nel più totale rifiuto dell’istituzione familiare.

E di conseguenza rifiutò anche l’idea del matrimonio e della monogamia. Alla base del pensiero di Armand, alla fine, non c’era nessun pensiero o ideologia astrusa: vi era unicamente la felicità. L’uomo ha il diritto di ambire in qualunque modo alla massima felicità possibile nel corso della sua esistenza. Un’idea che ha un ampio impatto su ogni aspetto della vita umana, nelle sue relazioni sociali e soprattutto per quanto riguardava la relazioni tra singoli e il Potere.

Così Émile a inizio Novecento predicava concetti che ancora oggi vengono guardati con sospetto: l’amore libero, il poliamore, il naturismo. Il suo edonismo e le sue aspre critiche contro lo Stato e la Chiesa rei, a suo avviso, di essere i principali guardiani della moralità e delle nefaste relazioni di potere lo portarono spesso e volentieri all’arresto. Nel 1908 venne condannato a cinque anni di prigione per aver prodotto monete false. Sarà il primo e il più lungo dei suoi periodi in carcere: ben 4 spalmati lungo oltre 30 anni, fino al 1941. Nel frattempo Émile viaggia, fa conoscere le sue idee e scrive, tiene conferenze in diversi paesi e in diverse lingue. Ma soprattutto scrive. Scrive tantissimo. Sarà infatti uno degli autori anarchici più prolifici del suo tempo: decine e decine di testi scritti e pubblicati nel corso della sua attività militante, disquisizioni su Stato, morale, antimilitarismo, amore più o meno libero. Sopraggiunta l’anzianità, come molti altri militanti prima di lui, non si culla delle glorie passate ma si ritira a vita privata, interrompendo orazioni e produzione letteraria. Si spegnerà a Rouen, in Normandia, il 19 febbraio del 1962 all’età di novant’anni.

Cannibali e Re - Cronache Ribelli

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