Doppia faccia

La filosofia può essere intesa in tanti modi, alcuni sciocchi o oscuri, altri geniali o illuminanti. Per quanto mi riguarda, credo che la filosofia oggi sia chiamata a soddisfare una profonda esigenza di idee e quadri concettuali che permettano sia di capire come noi e il mondo che ci circonda stiamo cambiando, sia di tracciare le linee di quelli che potrebbero essere gli sviluppi preferibili di questo cambiamento. Mi trovo quindi a dissentire con chi pensa che la filosofia sia solo analizzare, commentare, criticare, decostruire, insomma fare domande, perché la filosofia che sopravvive alla prova dei tempi è quella che anche sintetizza, costruisce, genera nuove idee, spiega, insomma offre risposte. La filosofia non è una pianta parassita, che vive e cresce sfruttando il capitale semantico generato da altri saperi. Ma non è neppure una pianta solitaria. È una pianta che vive in una sana relazione simbiotica di mutuo vantaggio con altri saperi, dai quali è rafforzata e ai quali contribuisce con la sua capacità di dare senso alle cose, rispondere alle domande aperte e progettare il possibile. Per questo definisco la filosofia come design concettuale. Oggi il design concettuale di cui abbiamo bisogno ci deve aiutare a capire e indirizzare la rivoluzione digitale, e a renderla parte della soluzione della gravissima crisi sociale e ambientale che stiamo attraversando. Deve dare contenuto al progetto umano del ventunesimo secolo. Si tratta di un design concettuale consapevole del passato ma aperto all’innovazione futura. Non si tratta di una filosofia applicata o pratica, ma di una filosofia teoretica del proprio tempo per il proprio tempo, che sia, come avrebbe detto Nietzsche, «unzeitgemäße», ma nel senso di “unfashionable”, cioè che non segua la moda accademica, non nel senso di “timeless”, come se la filosofia dovesse essere buona per tutte le stagioni, inconsapevole e disinteressata delle circostanze storiche in cui opera. La filosofia come design concettuale è “inattuale” perché coglie le nuove invarianti, non perché è irrilevante. E la nuova invariante oggi è la transizione storica da una realtà interamente analogica ad una sempre più anche digitale.

Luciano Floridi

https://teatrofrancoparentiblog.com/2020/01/27/la-filosofia-come-design-concettuale-intervista-a-luciano-floridi/

Commenti

Etichette

Mostra di più