Le mascherine colorate abbinate all’outfit sono un orrore

Intendiamoci: le ho comprate e messe anche io, e sicuramente lo rifarò quando a primavera inoltrata non resisterò alla tentazione di mettere addosso qualcosa che non mi faccia sentire in un ospedale o in un film post apocalittico. Lo farò perché lo faremo tutti. Lo farò per sembrare simpatica, carina, per non sentirmi esclusa.
Ciò non toglie che siano aberranti e sbagliate. Per quella piccola caratteristica genetica che è la forza della nostra specie ma anche la nostra più grande debolezza: l’adattabilità.
La capacità umana di adattarsi non ha limiti e confini. Per questo ci siamo sparsi ovunque sul pianeta, fino agli angoli più remoti e inaccessibili, ed è per questo, anche, che abbiamo accettato, nel tempo, situazioni come la schiavitù, la tortura, la dittatura, i roghi in piazza ma anche, senza andare troppo lontano, l’idea che vada bene che l’enorme ricchezza di pochi sia a discapito della povertà di moltissimi.
Noi ci abituiamo a tutto in un tempo brevissimo. E ci abituiamo perché riusciamo a rendere tutto accettabile.
È cosi che sopravviviamo da sempre.
Ma questa continua tendenza ad arredare anche il tunnel più oscuro non ci spinge necessariamente verso la soluzione migliore.
Questo tunnel, per favore, non arrediamolo.
Le mascherine sono un presidio medico chirurgico, diventato obbligatorio in un momento di drammatica emergenza sanitaria.
E così devono rimanere.
Brutte, asettiche, non intonate ai nostri outfit, non abbinate alla nostra vera vita. Necessarie, sì. Ma provvisorie.
E dobbiamo ricordarcelo in ogni momento che il distanziamento sociale è provvisorio. Che la quarantena è provvisoria. Che il non potersi assembrare è, e deve essere, solo provvisorio.
Perché è verissimo che queste misure ci salvano la vita e ci permettono di sopravvivere.
Ma, a lungo termine, l’obiettivo deve essere quello di VIVERE.
Perché se lottiamo solo per sopravvivere, e non per vivere, allora siamo già morti.

Federica Cacciola

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