Cadrò sognando di volare

Ho preso in mano, lì sulla riva del mare che mi guardava, l’orologio che adesso Don Basagni aveva regalato a me. E di colpo ho saputo, così chiaro, che non l’avrei rivisto mai più. Ma avevo il suo orologio. Che non funzionava, non scandiva la vita con ingranaggi e meccanismi. Non ti diceva che ora è, quanto tempo è passato, quanto ne manca. Non provava più a misurare i secondi infiniti di quando avvicini la bocca per dare un bacio che bruci dalla voglia di dare, o quelli che ti separano dallo schianto a terra quando sei nel nulla e cadi.
Cadi, e non sai quanto male ti farai. Però se sopravvivi, se domani il sole ti troverà di nuovo in piedi a disegnare un po’ di ombra su questo mondo matto, sai che sarai pronto a cadere ancora, ancora e ancora.
Per un tempo che è di secondi e insieme anni, è una vita e tante vite tutte insieme, che per caso si incontrano, si intrecciano, si mescolano in una sola.
Non sai quanto durerà né dove ti porterà. Sai solo che sarà così, che per mille volte sciagurate e favolose ancora tu cadrai, e io cadrò. Sognando di volare.

Fabio Genovesi

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