Insurrezione

L'insurrezione vittoriosa è il fatto più efficace per l'emancipazione popolare, poiché il popolo, scosso il giogo, diventa libero di darsi quelle istituzioni che egli crede migliori, e la distanza che passa tra la legge, sempre in ritardo, ed il grado di civiltà a cui è arrivata la massa della popolazione, è varcata d'un salto. L'insurrezione determina la rivoluzione, cioè il rapido attuarsi delle forze latenti accumulate durante la precedente evoluzione.

Tutto sta in ciò che il popolo è capace di volere.

Nelle insurrezioni passate il popolo, inconscio delle ragioni vere dei suoi mali, ha voluto sempre molto poco, e molto poco ha conseguito.

Che cosa vorrà nella prossima insurrezione?

Ciò dipende in parte dalla nostra propaganda e dall'energia che noi sapremo spiegare.

Noi dovremo spingere il popolo ad espropriare i proprietari e mettere in comune la roba, ed organizzare la vita sociale da sé stesso, mediante associazioni liberamente costituite, senza aspettare gli ordini di nessuno e rifiutando di nominare o riconoscere qualsiasi governo, qualsiasi corpo che pretenda al diritto di far la legge ed imporre agli altri la sua volontà.

E se la massa del popolo non risponderà all'appello nostro, noi dovremo in nome del diritto che abbiamo di esser liberi anche se gli altri vogliono restare schiavi e per l'efficacia dell'esempio attuare da noi quanto più potremo delle nostre idee, e non riconoscere il nuovo governo, e mantener viva la resistenza, e far sì che i comuni dove le nostre idee saranno simpaticamente accolte respingano ogni ingerenza governativa e si ostinino a voler vivere a modo loro.

Noi dovremo, sopratutto, opporci con tutti i mezzi alla ricostruzione della polizia e dell'esercito, e profittare dell'occasione propizia per eccitare i lavoratori allo sciopero generale con quelle maggiori pretese che a noi riesca d'indurli ad avere.

E comunque vadano le cose, continuare sempre a lottare, senza un istante di interruzione, contro i proprietari e contro i governanti, avendo sempre in vista l'emancipazione completa, economica, politica, morale, di tutta quanta l'umanità.

Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, noi vogliamo che gli uomini, affratellati da una solidarietà cosciente e voluta, cooperino tutti volontariamente al be- nessere di tutti, noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il medesimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale, noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza.

E per raggiungere questo scopo supremo noi crediamo necessario che i mezzi di produzione siano a disposizione di tutti, e che nessun uomo, o gruppo di uomini possa obbligare gli altri a sottostare alla sua volontà, né esercitare la sua influenza altrimenti che con la forza della ragione e dell'esempio.

Dunque: espropriazione dei detentori del suolo e del capitale a vantaggio di tutti, ed abolizione del governo.

Ed aspettando che questo si possa fare: propaganda dell'ideale, organizzazione delle forze popolari, lotta continua, pacifica o violenta secondo le circostanze, contro il governo e contro i proprietari per conquistare quanto più si può di libertà e di benessere per tutti.

Errico Malatesta

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