Alexandre Marius Jacob

IL 28 AGOSTO 1954 MORIVA ALEXANDRE MARIUS JACOB: LA LOTTA DI CLASSE COMBATTUTA A COLPI DI GRIMALDELLO E PIEDE DI PORCO

Nato ad Marsiglia il 27 settembre 1879, figlio di un navigatore, Alexandre fu, giovanissimo, mozzo su un vascello che non sapeva essere pirata. Rientrato in patria finì in carcere per la prima volta.

Sceso dalle navi a diciassette anni Jacob si votò alla causa dell’anarchia. Non aveva nemmeno vent’anni quando venne di nuovo arrestato. La sua colpa erano le sue idee. Sei mesi di carcere e le fabbriche di tutta la Francia chiuse per sempre.

E così decise che se non poteva attraversare le porte delle fabbriche, avrebbe aperto le case dei loro proprietari. Fu nei bassifondi di Marsiglia che comprese la sua missione. Non l’agitatore, non il militante, non il dinamitardo: bensì il ladro. Ma non un ladro qualunque. Un ladro politico votato alla causa della restituzione individuale. Sì, perché Jacob non rubava né per divertimento né per denaro: rubava per amore dell’anarchia. Iniziò così la sua speciale lotta di classe, combattuta a colpi di piede di porco, grimaldello e false identità. La rivoluzione del bottino. Togliere ai notabili per dare ai fratelli anarchici.

Il primo grande colpo al Monte di Pietà. Travestito da poliziotto, non soltanto svaligiò tutto ma ridicolizzò il proprietario e i pubblici ufficiali fin dentro il Palazzo di giustizia. Seguirono inchieste, condanne in contumacia e un nuovo arresto. Ma una cella era troppo piccola per contenere le idee ribelli di Jacob, che dopo essersi finto pazzo evase dal manicomio. Ritornato al lavoro di ladro, formò la banda dei Travailleur de la Nuit, con cui compì una serie incredibile di colpi. Le cronache parlano di 156 furti con scasso, intramezzati da fughe, evasioni e qualche sparatoria. Tra le effrazioni più celebri, quella ai danni della regina del Belgio nel castello di Spa e quella nella cattedrale di Tours.

Un carriera breve ma incredibile, soprattutto perché l’espropriazione anarchica dei Travailleur colpì sempre notabili, industriali, aristocratici. i ricchi bottini venivano in gran parte devoluti alla causa, per sostenere emarginati, poveri, carcerati e per finanziare i giornali rivoluzionari. Una carriera intensissima che si concluse con l’arresto e la condanna ai lavori forzati nella terribile Guyana francese.

21 anni di carcere, di cui 19 in uno dei luoghi più inospitali del continente sudamericano. Non mancheranno coraggiosi tentativi di evasione, tutti amaramente falliti. Il 30 dicembre 1927 finalmente tornò in libertà. Ex forzato ed ex ladro ma mai ex anarchico, Jacob visse il resto della sua vita come venditore ambulante, senza rinnegare il passato e i suoi ideali.

L’ultimo colpo di scena lo compì all’età di 75 anni quando, ancora lucido e in salute, decise di togliersi la vita con una dose letale di morfina. La sua ultima cena fu quella che offrì a una decina di bambini di Bois Saint-Denis.

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