Alexandros Panagulis

21 APRILE 1967: I COLONNELLI PRENDONO IL POTERE IN GRECIA. RICORDIAMO LA FIGURA DI ALEKOS PANAGULIS: RIVOLUZIONARIO, RIBELLE, POETA. SCOPRÌ A COSTO DELLA VITA VITA CHE, ABBATTUTA LA DITTATURA, ERANO RIMASTI I PROTAGONISTI DELLA REPRESSIONE DEI COLONNELLI

A muovere le azioni di Alexandros Panagulis vi era solo una parola: libertà. E dunque odio verso i tiranni: dopo quel 21 aprile del 1967, quando i colonnelli presero il potere in Grecia, era certo da che parte stare. E nell’agosto successivo organizzò un attentato ai danni del leader del regime, Papadopoulos. Fallì e venne catturato. Arrivarono le botte, le sevizie, la prigione. Arrivò il processo, nel quale si difese da solo in un’orazione di due ore che divenne leggenda: l’accusa di servilismo verso il potere da parte di tutti coloro che lo stavano condannando, giudici in primis, il dispiacere per non essere riuscito a far saltar in aria il dittatore. Poi arrivò la condanna a morte. E l’attesa.

“Con lo stesso peso le catene
feriscono le due mani
Comune il sangue
il colore della vita
il principio del fuoco
il fondamento della lotta”

L'esecuzione non arrivò mai, grazie anche alla mobilitazione internazionale. Restò in carcere fino al 1973. Gran parte del tempo la trascorse nella “tomba”, una minuscola cella di due metri per tre. Cosa che non gli impedì diversi tentativi di evasione. Infine la liberazione. Gioia, sì, felicità immensa, certo. Ma non certo la fine della sua battaglia. Fu in quel momento che Panagulis conobbe e iniziò una relazione con una giornalista italiana, Oriana Fallaci. Trascorse molto tempo in Italia ma il pensiero di Alekos andava sempre alla Grecia, a questa nuova Grecia democratica dove, tuttavia, a muovere i fili erano ancora molti personaggi fortemente legati con il regime dei colonnelli. Voleva cambiare le cose, Alekos, provò anche con la politica partitica, scelta che lo costrinse a compromessi per lui inaccettabili. Quando capì che neanche il suo partito voleva occuparsi dei rapporti tra giunta e Grecia democratica, andò via sbattendo la porte, rimanendo nuovamente da solo. Quei rapporti riuscì a metterli nero su bianco quando, nel 1976, entrò in possesso di documenti compromettenti. Aveva iniziato a diffonderli alla stampa - nonostante ricevesse quotidianamente della minacce - quando, nella notte del primo maggio del 1976, la Fiat 131 nella quale viaggiava si schiantò in Viale Vouliagmenis, ad Atene. “Incidente”, dirà l’indagine ufficiale. Ma perizie effettuate da tecnici italiani mostrarono chiari segni di speronamento sulla vettura. Al suo funerale, pochi giorni dopo, parteciperanno un milione e mezzo di persone.

“Le lacrime che dai nostri occhi
Vedrete sgorgare
Non crediatele mai
Segni di disperazione
Promessa sono solamente
Promessa di lotta”

Cannibali e Re
Cronache Ribelli

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