Facerías

"Il venerdì 30 agosto 1957 Facerías aveva un appuntamento con due amici all'incrocio delle strade dottor Urrutia e Pi y Molist con il corso Verdun, quasi di fronte alla porta d'ingresso del manicomio di S. Andrés. Si recò all'appuntamento non sapendo che i due compagni del gruppo erano stati arrestati. Come sua abitudine, prima dell'ora fissata aveva ispezionato la zona in un taxi per accertarsi che tutto fosse tranquillo. Ma la polizia aveva imparato molto negli ultimi tempi e aveva modificato i suoi metodi. Sapeva per esperienza quanto fosse difficile sorprendere nella strada uomini della tempra di Facerías o Sabaté, per cui questa volta non aveva montato nessun dispositivo visibile. Né un'auto, né un agente camuffato, né una camionetta di trasporto ferma ad aspettare: niente, niente in assoluto... Nonostante nulla si notasse, tutte le case dei dintorni erano state occupate e tutte le finestre che davano sul luogo dell'appuntamento erano piene di armi automatiche accuratamente dissimulate. Quando Facerías arrivò sul posto i fucili cominciarono a sparare. La prima scarica lo colpì ad una gamba fratturandogli la tibia e il perone. Per quanto ferito gravemente estrasse la pistola — una Walter P. 38, la sua arma preferita — e con mille difficoltà, senza riuscire a vedere i suoi aggressori e senza distinguere da dove venivano gli spari, si appoggiò con la pancia su di un piccolo parapetto che si trovava nella cantonata del corso Verdun. L'istinto di conservazione gli diede la forza di muoversi e di lasciarsi cadere di colpo a terra per sfuggire al fuoco dei suoi nemici nascosti. Ma dopo qualche metro cadde come un sasso. Il colpo fu terribile ma non perse i sensi. La polizia stavolta aveva proprio previsto tutto. Appena Facerías ebbe la forza d'impugnare una bomba a mano, senza dubbio per saltare in aria con essa, gli spari crepitarono nuovamente. Facerías era caduto per sempre, con la mano rattrappita sulla granata. Quando gli agenti, armati fino ai denti, si avvicinarono, il sangue di Facerías inzuppava quel terreno che oggi è occupato da nuove costruzioni."

Tellez Antonio, "La guerriglia urbana in Spagna: Sabate"

Il 30 agosto 1957, il militante anarco-sindacalista e guerrigliero anarchico Josep Lluís Facerías - noto anche con vari pseudonimi (come Face, Petronio, Alberto di Luigi)-, venne ucciso dalla polizia a Barcellona.

Nato il 6 gennaio 1920 a Barcellona (Catalogna), F. militò fin da giovane all'interno della Federazione Iberica della Gioventà Libertaria (Federación Ibérica de Juventudes Libertarias (FIJL)) e della Confederazione Nazionale del Lavoro (Confederación Nacional del Trabajo (CNT)). Quando scoppiò la rivoluzione del luglio del 1936, F. si arruolò nella "Columna Ascaso" combattendo sul fronte aragonese. Alla fine della guerra fu fatto prigioniero; la sua compagna e la figlia di pochi mesi, nel mentre, vennero uccise dagli aerei nazisti quando tentarono di raggiungere la Francia.

Trasferito in vari campi di concentramento (Saragozza, Vitoria, Estremadura), F. divenne autista personale di Baixas de Palau, comandante del Corpo Giuridico Militare. Liberato alla fine del 1945, si iscrisse al Sindacato delle Industrie grafiche della CNT clandestina e lavorò come cameriere e poi come cassiere al ristorante "La Rotonda" di Barcellona.

Attivo all'interno della FIJL - il quale farà circolare clandestinamente il giornale "Ruta" - e nel Movimento Spagnolo di Resistenza (Movimiento Ibèrico de Resistencia (MIR)), F. nel 1946 iniziò a compiere una serie rapine (banche, fabbriche, aziende, gioiellerie) per aiutare i compagni in carcere e finanziare le attività del movimento anarchico clandestino. A queste seguirono una serie di sabotaggi e attentati (come la distruzione dei depositi della Compañía Arrendataria del Monopolio del Petróleo (CAMPSA) e gli attentati ai consolati di quei paesi che sostenevano il regime franchista.

Il 17 agosto 1946 F. fu arrestato in un raid della polizia con 38 compagni e imprigionato nella prigione "El Modelo" di Barcellona fino al luglio 1947.

Uscito di prigione, F. entrò nel Movimiento Libertario de Resistencia (MLR) e partecipò nell'ottobre 1947 al 2° Congreso del Movimiento Libertario in Exilio a Toulouse.

Nel 1948 F. effettuò numerosi espropri, soprattutto nei bordelli di lusso, frequentati dalla borghesia catalana.

Nel 1949 F. partecipò agli attentati organizzati da Francesc Sabaté Llopart (detto "El Quico"), tentando di uccidere il commissario della Brigada Politico-Social di Barcellona, Eduardo Quintela Bóveda.

Il 26 agosto 1949 F. fuggì da un'imboscata della Guardia Civil mentre attraversava i Pirenei.

Fino al marzo 1950 F. partecipò a numerose azioni contro il regime franchista. A partire da quell'anno i rapporti con i responsabili della CNT in esilio si deteriorarono per via delle sue azioni – specie dopo l’omicidio di Caesar Saborit Carralero da parte della Brigada Político-Social.

Nel Febbraio del 1951 fu dichiarato un grande sciopero dei tram e vennero distribuiti dei volantini in cui era scritto:

"Para arreglar lo de los tranvias

id a buscar a Facerias.

Contra el Requeté

Viva Sabaté!"

(trad.: Per risolvere lo sciopero dei tram/andate a cercare Facerias/contro il Requeté/viva Sabaté)

Il 26 ottobre 1951 F. riuscì a sfuggire ad una nuova imboscata uccidendo un poliziotto e ferendone nove.

Nel giugno 1952 F. si recò in Italia e, sotto il nome di Alberto di Luigi, partecipò alle varie attività del movimento libertario italiano (legati sia alla FAI che ai GAAP), compiendo diverse rapine e tentando con il suo gruppo di instaurare un rapporto con il banditismo sardo.

Nel 1953 avvenne la rottura tra il Movimento Libertario Spagnolo (Movimiento Libertario Español (MLE)) e i compagni che agivano tramite azioni armate.

Alla fine del 1956, F. tornò in Spagna per riprendere la lotta armata - nonostante il mancato appoggio del MLE. A causa di vari disaccordi con Sabaté, tornò in Francia e, nell'estate del 1957 con Luis Agustin Vicente (detto "El Metralla") e Goliardo Fiaschi passarono la frontiera con la Spagna con l'intento non solo di proseguire la lotta armata ma anche di uccidere Aniceto Pardillo Manzanero (detto "Chaval") - colpevole quest'ultimo di aver collaborato nell'assassinio dei suoi stessi compagni.

La vita e la morte di Facerias è stata riportata da Antonio Téllez Solà nel libro "Facerias. Guerriglia urbana in Spagna".

Umanità Nova

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