La resistenza del ghetto di Varsavia

"AVEVAMO VISTO SCORRERE IL SANGUE DEI NAZISTI, LÌ DOVE FINO AD ALLORA AVEVAMO VISTO SOLO IL SANGUE DEGLI EBREI". IL 19 APRILE DEL 1943 INIZIAVA LA RESISTENZA DEL GHETTO DI VARSAVIA

Il 27 aprile 1943 un ultimo accorato appello al governo britannico partì dal ghetto di Varsavia. A pronunciarlo i rappresentanti della ZOB, uno dei principali movimenti di resistenza ebraica che stavano animando la rivolta antitedesca. Una disperata richiesta di armi e di aiuto, che purtroppo cadde nel vuoto.
Si combatteva già da una settimana a Varsavia, dove i pochi ebrei rimasti nel ghetto, circa sessantamila persone, avevano deciso di non accettare passivamente la deportazione. Già in trecentomila erano stati “trasferiti ad est”, ovvero condotti a Treblinka, dove avrebbero trovato una fine orribile. E molti altri erano morti di fame e stenti.
Per questo diversi gruppi della resistenza nel ghetto decisero che era giunto il momento di dare un segnale a tutti gli ebrei d’Europa: ribellatevi. Già nel gennaio 1943 vi furono seri scontri tra i militanti della ZOB e i soldati tedeschi, che sebbene vittoriosi dovettero fermare le deportazioni e abbandonare momentaneamente il ghetto. Iniziarono quindi i preparativi. Furono scavati tunnel, predisposte barricate, stipati armi e viveri.
La mattina del 19 aprile l’attacco ad una colonna tedesca in transito nel ghetto segnò l’inizio degli scontri. Il giorno seguente duemila soldati tedeschi, supportati da alcuni cannoni e mezzi blindati, vennero respinti duramente. Quei momenti vengono raccontati da una dei pochi superstiti del ghetto, Zivia Lubotkin:
"Eravamo entusiasti. Li avevamo respinti, e con cosa? Avevamo, nell'ordine: due fucili, venti granate, alcune bombe molotov ed alcuni ordigni artigianali. Avevamo visto scorrere il sangue nazista lì dove fino ad allora avevamo visto scorrere solo il sangue degli ebrei. Lasciarono indietro diversi morti e feriti. Avevamo vinto. E, certo, sapevamo che non avremmo resistito a lungo. Ma eravamo certi che alla fine saremmo stati i vincitori morali di quella battaglia per un motivo molto semplice: la giustizia era dalla nostra parte".
L’accanita resistenza dei combattenti ebrei costrinse il generale Stroop, che guidava gli assedianti, ad usare misure radicali. I genieri della Wermacht e i soldati coi lanciafiamme distrussero e diedero fuoco ad interi palazzi. Per stanare i resistenti vennero inondati i sotterranei ed usati perfino i gas asfissianti.
Nonostante ciò la Resistenza proseguì ininterrottamente fino alla fine del mese.
Anche se i tedeschi avevano catturato o ucciso più di trentamila ebrei, i sopravvissuti continuarono a lottare fino al 16 maggio, quando ormai Stropp aveva fatto saltare in aria l’intero ghetto. In realtà alcuni ebrei riuscirono comunque a nascondersi oppure a fuggire attraverso la rete fognaria nella parte “ariana” della città. L’ultima giovane venne catturata addirittura nel dicembre del 1943.

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