Dalla Cina

Nel 1965 Mao aveva diretto un attacco fulminante contro il Ministero della sanità, definito “dicastero per la salute dei signori di città.” “La protezione della salute,” aveva detto il presidente, “che significa? Questa frase si riduce a pure chiacchiere se si lasciano da parte 350 milioni di contadini cinesi.” Egli considerava, in conclusione, che su 500 milioni di popolazione contadina, ve ne erano 350 che non avevano un modo diretto di utilizzare la protezione sanitaria e le cure mediche nelle campagne. Da millenni, dicono i cinesi, le classi sfruttatrici hanno fatto della medicina una proprietà privata. La direttiva che Mao lancia è drastica: “imperniare il lavoro medico e sanitario nelle regioni rurali, spostare il centro della sanità dalle città alle campagne.” È un passo rivoluzionario di portata enorme. Esso conta su alcuni punti fermi: a) la rivoluzionalizzazione nella sovrastruttura dei medici; b) un movimento sanitario di massa che abbia non soltanto nei dottori, ma nei soldati e negli operai, i protagonisti di una nuova medicina per tutti; c) una struttura decentrata, che si basa sulla formazione di migliaia di “medici dai piedi nudi” [itineranti e con una formazione basilare], e su migliaia di centri medici, di centri sanitari, di piccoli ospedali, nelle campagne e nelle regioni di montagna, nei posti più sperduti; d) la valorizzazione dei metodi e delle cure tradizionali della medicina cinese — agopuntura e medicine tratte dalle erbe — che vengono esercitate su scala di milioni di uomini, non solo dai medici laureati, ma anche dai “medici dai piedi nudi” e dai soldati dell'esercito di liberazione e al tempo stesso viene rafforzato il collegamento con lo studio della medicina occidentale, in modo che questa si integri con quella cinese, senza dominarla, e senza sostituirla. La “lotta delle due linee in medicina,” come la definiscono i cinesi, mira a battere in breccia ed a sconfiggere “l'orientamento di Liu Shao-chi,” che tendeva praticamente a limitare l'intervento medico alle città. Quanto la medicina di massa pronosticata da Mao sia profondamente penetrata, lo si avverte perfino guardando nelle città le mostre delle farmacie.”

— Maria Antonietta Macciocchi, Dalla Cina - dopo la Rivoluzione Culturale, Feltrinelli, 1971¹; pp. 276-77.

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