I am a man: lo scipero vittorioso che fuse le rivendicazioni sindacali ai diritti civili

Il 12 Febbraio 1968 i 1300 lavoratori della nettezza urbana e del servizio fognario di Memphis abbandonarono il loro posto di lavoro dichiarando lo sciopero. Alla base di tale scelta le durissime condizioni d'impiego, i salari da fame e l'assenza delle norme più elementari di sicurezza. Il primo del mese Echol Cole e Robert Walker, due operai, erano stati letteralmente triturati dalla macchina utilizzata per pressare e imballare la spazzatura. I due lavoratori erano neri, così come la stragrande maggioranza degli altri impiegati nel settore. Il sindaco democratico della città Henry Loeb venuto a conoscenza dello sciopero si era rifiutato di incontrare i rappresentanti sindacali e aveva mobilitato la polizia per reprimere una manifestazione bollata da subito come illegale. Dal 15 febbraio per togliere dalla strada i cumuli di immondizia vennero assunti dei crumiri bianchi che lavoravano scortati da pattuglie di agenti. I manifestanti reagirono organizzando, a partire dal 21, una marcia di protesta al giorno che puntualmente venne repressa con manganelli e lacrimogeni. Cominciarono in questo frangente a comparire tra le fila degli scioperanti i cartelli "I'am a man", che presto divennero il simbolo della lotta. La dimensione sindacale della protesta si fuse da subito con quella razziale. Molti leader neri sostennero i manifestanti, e il 18 marzo 1968 arrivò anche Marting Luther King a marciare al loro fianco. E fu proprio a Menphis che il reverendo King, morirà, il 4 aprile, colpito a morte da un cecchino. Il giorno prima aveva pronunciato di fronte agli scioperanti il suo ultimo discorso. Lo sciopero continuò nonostante tutto. L'8 aprile 42000 persone, tra cui Coretta Scott King, sfilarono in silenzio per la città. Il 16 aprile l'amministrazione comunale si arrese e firmò un accordo che riconosceva i diritti sindacali e l'aumento dei salari. Gli scioperanti avevano vinto.

Cannibali e Re

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