Venere

«Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie», diceva Carl Sagan. E l’affermazione pronunciata oggi da un team di astronomi è di quelle incredibilmente straordinare: potremmo avere trovato le prove dell’esistenza di vita tra le nubi di Venere!
Venere è forse l’ultimo dei pianeti in cui ci si aspetterebbe di trovare condizioni adatte a ospitare forme di vita: temperature al suolo di oltre 400 gradi, capaci di fondere il piombo, una pressione 90 volte maggiore di quella terrestre, un mondo infernale squassato da vulcani, con un’atmosfera satura di anidride carbonica e nubi di acido solforico spesse chilometri al punto da rendere inosservabile la sua superficie. Più in alto, però, nelle nubi acide del pianeta tra i 40 e i 60 km di quota, le condizioni di temperatura e pressione sono simili a quelle terrestri. Già Sagan negli anni ’60 ipotizzò che le nubi di Venere avessero le potenzialità di ospitare la vita, ma una cosa è dirlo e un’altra è fornirne le prove. E infatti è PROPRIO in questo strato dell’atmosfera venusiana che gli astronomi, studiando i dati di ALMA e del telescopio JCM alle Hawaii, hanno rilevato la presenza di una sostanza chiamata fosfina.
La fosfina è una molecola molto semplice (un atomo di fosforo unito a tre di idrogeno, PH3) considerata un FORTE, se non un inequivocabile, indizio della presenza di vita. Questo perché sono noti due soli modi noti per produrla: o artificialmente in laboratorio o tramite microrganismi che vivono in ambienti privi di ossigeno. Escludendo la presenza di laboratori alieni su Venere… be’, rimane solo un’altra opzione: microrganismi che vivono tra le nubi di Venere. Studi sul tema affermavano che la fosfina trovata su pianeti rocciosi potesse essere una prova schiacciante per la ricerca di vita, quindi effettivamente tutti gli indizi portano verso un solo cammino. Ok, calma: lo abbiamo detto, affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie quindi non possiamo ancora considerare come definitiva questa prova.
Gli autori di questa sensazionale scoperta hanno testato praticamente quasi ogni modo abiotico (ovvero non legato a processi biologici) per produrre questa molecola alle condizioni ambientali di Venere, non trovando però alcun riscontro. Reazioni con la radiazione solare, vulcani, fulmini renderebbero conto di appena UN DECIMILLESIMO della quantità di fosfina osservata nell’atmosfera venusiana. Potrebbe essere qualche processo chimico a noi totalmente sconosciuto, ma per produrre tutta questa fosfina significherebbe che ci è sfuggito qualcosa di DAVVERO GROSSO sulle dinamiche dei pianeti rocciosi. Se invece prendiamo in considerazione l’ipotesi biotica, ecco che tutto cambia: se usassimo come riferimento i microorganismi anaerobi terrestri, basterebbe il 10% della loro attività per rendere conto dell’ammontare di fosfina rilevato su Venere. C’è da notare anche il fatto che Venere sia praticamente privo di ossigeno è compatibile con la presenza di batteri in grado di produrre fosfina.
Ricapitoliamo: abbiamo quindi trovato nell’atmosfera di Venere, in un ambiente privo di ossigeno e potenzialmente compatibile con la vita, una molecola che sulla Terra, escluso l’uomo, è prodotta SOLO da microorganismi che vivono senza ossigeno. Sono stati sondati gran parte dei processi abiotici capaci di produrre fosfina ma nessuno di questi riesce minimamente a spiegare la quantità di fosfina osservata su Venere, che invece può essere tranquillamente prodotta dai microorganismi terrestri.
Il cerchio si stringe. Certo, non sappiamo quali razza di microorganismi siano in grado di vivere tra le nubi acide di Venere: sulla Terra esistono microbi capaci di vivere anche in condizioni di acidità del 5%, ma le nubi di Venere sono composte QUASI COMPLETAMENTE da acido solforico. Secondo uno studio pubblicato appena il mese scorso, un ciclo di vita per microrganismi nelle nuvole venusiane sarebbe possibile: i microrganismi potrebbero sopravvivere all’interno di gocce di acido solforico contenenti una percentuale di acqua, dove potrebbero riprodursi. Saranno assolutamente indispensabili future osservazioni per escludere le ultime possibilità che tale molecola sia prodotta da processi non legati alla vita o che le misurazioni siano in qualche modo errate. Se tutte questi scenari dovessero venire esclusi, tutto porterebbe a un’unica conclusione: abbiamo trovato per la prima volta nella storia prove dell’esistenza di vita extraterrestre.
Il cerchio si stringe. Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie, e mai come questa volta siamo arrivati vicini ad avere quelle prove straordinarie che abbiamo sempre cercato.

via | NextSolarStorm 

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