Amon Goht, il nazista che sparava agli ebrei

LA FOTO CHE RACCONTA AMON GÖHT, IL NAZISTA CHE SPARAVA AGLI EBREI DAL TERRAZZO DI CASA, RACCONTATO NEL FILM SCHINDLER’S LIST

Sicuramente quest’immagine risulterà familiare a chiunque abbia visto il film Schindler's List, in cui si racconta la storia dell’imprenditore tedesco Oscar Schindler che, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò centinaia di ebrei da morte certa. Ebbene, per raggiungere tale scopo dovette circuire, plagiare, corrompere e adulare decine di nazisti. In particolare, quando gli ebrei che lavorano nella sua fabbrica vennero trasferiti nel campo di concentramento di Plaszow fu Amon Göth, l’uomo con cui, gioco forza, dovette scendere a patti.

Austriaco e nazista della prima ora, Göth si era iscritto alle SS fin da giovanissimo e dopo l’ Anschluss e lo scoppio della guerra aveva rapidamente fatto carriera. Già ufficiale a Bełżec, Sobibór e Treblinka, ebbe la sua “grande occasione” nel 1943 quando ricevette l’incarico di costruire, ed in seguito dirigere, il campo di Plaszow, vicino Cracovia.

Esteso su circa 80 ettari, il lager giunse ad ospitare fino a 24.000 prigionieri: ebrei e anche “zingari” nella maggior parte dei casi impegnati come manodopera gratuita in alcune fabbriche di armamenti e in una cava.

La vita media di ogni individuo a Plaszow era di quattro settimane.

Quando il ghetto venne liquidato nel 1945 le guardie ucraine e le seicento SS Totenkopfverbände (“testa di morto”) che lo controllavano avevano già seppellito circa novemila internati, mentre i restanti 8000 furono condotti ad Auschwitz. Secondo molti resoconti nelle operazioni di dismissione, Göth uccise personalmente dai trenta ai novanta individui. Gli ultimi di una lunga serie di morti che l’Hauptsturmführer aveva ammazzato di suo pugno o utilizzando i suoi due cani, Rolf e Ralf, appositamente addestrati a sbranare i prigionieri.

Göth divenne anche tristemente famigerato per la pratica di sparare agli internati dalla terrazza della sua abitazione, che dominava l’intero campo. Essere lenti, essere brutti, essere zoppi, essere alti o bassi, essere semplicemente “antipatici” oppure essere l’unico bersaglio disponibile erano motivi sufficienti per farti entrare nel mirino del “capitano”.

Un detenuto ha raccontato: “una mattina, in presenza di tutti i prigionieri, uccise un ebreo, perché si lamentava che era troppo alto. Poi, mentre l'uomo stava morendo, urinò su di lui. Un’altra volta ha preso un ragazzo che era malato di diarrea e non riusciva a trattenersi e lo ha costretto a mangiare i suoi escrementi, poi gli ha sparato".

Questo era Amon Göth.

Catturato alla fine della guerra venne processato e condannato a morte per impiccagione.

Non dimostrò mai un barlume di pentimento.

Le sue ultime parole furono "Heil Hitler".

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