Donne, razza e classe

DONNE, RAZZA E CLASSE: ANGELA DAVIS E LA SUA BATTAGLIA INTERSEZIONALE

“Non voglio più accettare le cose che non posso cambiare: voglio poter cambiare ciò che non accetto.”

Angela Davis crebbe negli Stati Uniti dominati dal conflitto razziale. Ebbe la fortuna, a differenza di molti altri afroamericani, di poter studiare grazie al relativo benessere della famiglia - i suoi erano entrambi insegnanti - ma al tempo stesso conobbe il clima di terrore e violenza che i neri degli Stati del Sud provavano sulla propria pelle. Fin dalle scuole superiori si avvicinò al marxismo e, dopo un’esperienza di studio in Francia, tornò negli USA dove aderì alle Pantere Nere e poi al Partito Comunista. Spartiacque decisivo della sua vita fu l’arresto nel 1970, nell’ambito delle indagini che seguirono il sequestro e la morte del giudice Harold Haley, nel tentativo operato da alcuni membri delle Black Panther di liberare il detenuto nero George Jackson durante un’udienza in tribunale. Angela fu arrestata per cospirazione, omicidio e rapimento poiché una delle armi usate nel sequestro era intestata a lei e a causa della sua relazione con Jackson. In realtà era completamente innocente, ma passò lo stesso un lunghissimo periodo di internamento. Nel corso della detenzione, oltre a diventare celebre grazie ai suoi discorsi in tribunale, ha aperto un nuovo metodo di ricerca che appare più attuale che mai: l’approccio che interconnette i rapporti di genere, razza e classe.

In un celebre saggio, proprio dal titolo “Donne, razza e classe” Angela, partendo dalla riscoperta e dall'analisi delle lotte di emancipazione delle donne afroamericane, afferma a chiare lettere che le discriminazioni di classe, razza e genere si intersecano tra loro e si rafforzano perché hanno origine da un comune denominatore. Combatterle divisi e la storia lo insegna, significa uscire sconfitti. Sconfitti come i neri liberati sessisti che non volevano concedere diritti alle proprie compagne, sconfitti come le donne bianche della classe media che volevano diritti civili ma non volevano concederli ai neri, sconfitti come le lavoratrici e i lavoratori bianchi sindacalizzati e razzisti, sconfitti come tutti coloro che ascoltano le sirene dei potenti che sulla divisione degli oppressi costruiscono il proprio consenso.

Una volta uscita dal carcere Angela, seppur criticata duramente anche all'interno del movimento per l’autoderminazione degli afroamericani, ha continuato incessantemente il suo lavoro estendendolo anche oltre i confini di specie.

Il tempo ha dimostrato che aveva ragione.

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