La grande nevicata

Ha ricominciato a nevicare. La pioggia sottile che, in fondo, quando passa, fa passare il dolore (all'amico Faber) ha aiutato a prepare la grande nevicata di inizio anno. Si posa dolcemente e stupita sullo strato dei giorni scorsi; duro, severo, ghiacciato. Gli alberi si stanno colorando di quel bianco candido che cancella i pensieri. E il manto, sempre più spesso, da una speranza a un inizio traballante di consapevolezza del dramma. Un dramma che assume le sembianze di un nemico invisibile; e imbattibile. Un virus animale, un virus artificiale; è importante? Alla neve e a me non interessa. E, detto tre noi, non interessa neanche al tasso; troppo occupato a camminare, goffo, nella neve.

I tetti delle case si trasformano in nuvole astratte che non hanno nessuna paura del vento. Nuvole sempre più pesanti che fanno scricchiolare le travi già provate dal peso della neve precedente. E il silenzio.

Il silenzio non lo si può spiegare; impossibile anche solo pensare di spiegarlo. Ti entra nelle ossa e nelle labbra. Persino la voce ha paura ad uscire per non disturbare. Le montagne intorno sono come dune. Dune create per far giocare i daini e le volpi che, con la neve, hanno un riparo sicuro dai cacciatori di taglie. Quando nevica la caccia è ferma. Ecco perché il mio sogno ricorrente è la grande nevicata di Esenin il poeta. Una nevicata che inizia a settembre e finisce a marzo. Purtroppo non avviene mai. Ma nei pochi giorni della grande nevicata gli animali sono al sicuro. E sono al sicuro anch'io.

Dicono che ogni volta che vedo la violenza (nei boschi, nelle città, nei social) devo portare le prove, ogni volta che vedo un lupo su una cresta devo portare le prove, ogni volta che vedo l'aquila reale devo portare le prove. Mi dispiace amici miei ma non ho mai compreso il termine "prova", a costo di passare per un bugiardo come Emilio Salgari; o Pavese, eterni bugiardi di una società indifferente. Non dirò mai dove ho visto il lupo e non dirò mai dove ho letto la violenza del branco. Uno dei pochi insegnamenti di mio padre: "Non fare mai delazione, sii libero di agire come ritieni opportuno. Se inizi a fare i nomi degli animali che vedi commettere voli inesplorati o sentieri o violenza diventi parte di loro. Ma tu non sei un lupo, non sei un daino e certo, figlio mio, non sei un violento bullo".

Cosi, in silenzio, ascolto il silenzio. Di una neve greve e copiosa. Leggera e pesante. Come i miei pensieri feriti dall'ingiuria. È facile sparare a un capriolo da solo, senza il suo gruppo, ferito. Così come è facile sparare disprezzo alla fragilità dell'anima umana solitaria.

Inizia un nuovo anno, sembra un buon inizio; il freddo accarezza le mie mani e la neve sa come deve comportarsi: coprire tutto. Coprire tutto.

Coprire tutto...

Olmo Losca

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