Caramelle ripiene

Quando andavo alle elementari, si era diffusa la leggenda metropolitana che, di fronte alle scuole, si radunassero degli spacciatori per offrire ai bambini delle caramelle ripiene di una non meglio precisata “droga”. Ovviamente di quale droga si trattasse non lo sapeva nessuno, ma questa eventualità terrorizzava moltissimi genitori dei bambini della mia generazione. Ma perché degli spacciatori avrebbero scelto di perdere soldi e, anziché venderla, avrebbero deciso di regalare la loro droga di fronte alle scuole? Le spiegazioni erano due, di solito: secondo alcuni, le caramelle ripiene di droga servivano a rendere tossicodipendenti i bambini e ad ampliare il mercato degli stupefacenti (una sorta di “investimento sul futuro”, insomma), secondo altri gli spacciatori sarebbero stati, in realtà, dei rapitori o dei pedofili, che drogavano i bambini e li portavano via. Ovviamente, se ci si pensa giusto un attimo, entrambe le spiegazioni non hanno alcun senso. Nel primo caso perché nessun bambino sarebbe diventato tossicodipendente dopo aver mangiato una caramella, e in ogni caso dubito che, da lì in poi, un bambino di 6 o 7 anni sarebbe potuto uscire tutti i giorni per raggiungere una piazza di spaccio e procurarsi una dose pagandola chissà come. Nel secondo caso perché, se vuoi rapire un bambino, in linea di massima non lo fai di fronte all’uscita della scuola e, se proprio lo vuoi fare, non perdi tempo con le caramelle alla droga e aspetti lì che facciano effetto. Ma questa storia ha comunque terrorizzato intere generazioni di genitori. Adesso immaginate se ai tempi ci fosse stato internet e moltiplicate per cento la capacità di penetrazione di quella leggenda metropolitana. Saremmo stati circondati da genitori che si rifiutavano di mandare i figli a scuola per timore delle caramelle alla droga. Ci sarebbero stati gruppi online di “mamme informate” che si scambiavano dritte sul come salvare i pargoli dalle grinfie degli spacciatori e ronde di papà armati di fronte alle scuole. Di sicuro qualcuno avrebbe scritto che il figlio della cugina era diventato tossico e adesso, a 7 anni, rapinava le banche per procurarsi le droghe. Ecco, ragazzi, il problema di internet è proprio questo. Non è una questione di libertà di espressione, ma di capire come difendere le persone da un bombardamento continuo di notizie false. I no vax, gli sciekimikari, quelli del 5g, del nuovo ordine mondiale e della “sostituzione etnica” sono il frutto malato di questa roba qui. E i social network hanno fatto da ripetitore. Se non vogliamo che il progresso reale, l’evoluzione, si trasformi in una costante e preoccupante involuzione, questo è uno dei temi centrali da risolvere nei prossimi anni. 

Emiliano Rubbi

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