Eccidio di Ciano del Montello (Treviso)

2 GENNAIO 1944

"...Nella notte dall’uno al due gennaio il Parroco di Crocetta ebbe l’incarico di preparare i predestinati all’estremo passo. Sostennero con calma la notizia della loro fine imminente: erano ormai abituati all’idea della morte e, forse, in qualcuno di essi, la morte era un sollievo, la certezza di non subire altre torture. Ricevettero con gioia i conforti della religione, Si affidarono alla misericordia divina, esprimendo tutti un solo desiderio: quello di non essere più bastonati.

Alle ore cinque del due gennaio 1945, due autocarri giunsero al cimitero di Ciano. Ne scesero i suppliziandi e gli esecutori. Le strade furono bloccate, i curiosi allontanati.

Allineate al muro di cinta furono poste cinque sedie, a queste furono legati i poveretti con le mani dietro la schiena. Non fu loro concesso di rivedere un volto amico."

Nel novembre 1944 la Divisione Decima (X MAS) trasferì da Milano a Crocetta del Montello i propri magazzini logistici affidandone la custodia al Distaccamento ‘Leone Bogani’, insediato nell’ex caserma dei carabinieri e composto da circa 150 fanti di marina. A metà dicembre alcuni sconosciuti rubarono del vestiario dai depositi e i marò setacciarono la zona alla ricerca dei colpevoli, catturando una ventina di partigiani. Per una quindicina di giorni gli arrestati furono sottoposti a interrogatori che duravano dalle 8 di sera fino all’alba, nel corso dei quali erano sottoposti a sevizie brutali di cui la più in voga era la cosiddetta ‘tortura della bilancia’: la vittima veniva denudata fino alla cintola e posta con la schiena su un piccolo sgabello con il piano strettissimo finché lentamente la testa da un lato e i piedi dall’altro sfioravano il terreno dando la sensazione che la colonna vertebrale si spezzasse in due e gli intestini scoppiassero (posizione a bilancia) dopo di che gli aguzzini la frustavano con un nervo di bue e/o le versavano della benzina sui fianchi dandole fuoco con un accendino. I prigionieri erano ammassati tutti assieme in una stanza di 3 metri per 3, senza luce e senza ora d’aria; i pasti consistevamo in una scodella di brodaglia e in 100 grammi di pane due volte al giorno.

In conclusione, gli ufficiali del Distaccamento condannarono a morte sei prigionieri. Neppure risulta che ci sia stato un processo di uno dei cosiddetti Tribunali di Guerra, inoltre le accuse formulate a carico dei condannati, peraltro non catturati con le armi in pugno, si basavano su ipotesi; per esempio nel dopoguerra si disse che essi erano estranei ai furti e che fossero stati accusati di avere ucciso in circostanze mai chiarite due repubblicani: l’alpino fascista Angelo Feltrin (13 agosto) e il legionario della GNR Ettore Buggio (5 ottobre), vicende sulle quali, comunque, la X MAS non aveva alcuna competenza perché catturare ladri o fare giustizia - in particolare in relazione a vicende antecedenti l’arrivo a Crocetta dei marò - era compito della GNR.

Comunque sia andata, all’alba del 2 gennaio cinque prigionieri vennero fucilati lungo il muro esterno del cimitero di Ciano del Montello (il sesto, di cui non è noto il nome, fu risparmiato all’ultimo momento).

Elenco vittime

1. Bellini Secondo (’Guerra’), classe 1924, di Crocetta, cuoco, Brigata ‘Mazzini’;

2. De Faveri Giulio )’Negus’), classe 1924, di Crocetta, macellaio, Brigata ‘Mazzini’;

3. Judica Giuseppe (‘Beppe), classe 1920, di Granmichele (Catania), operaio, Brigata ‘Mazzini’;

4. Marsura Luigi (‘Binda’), classe 1922, di Crocetta, operaio, Brigata ‘Mazzini’;

5. Giovannacci, classe 1884, di Mulazzo (Massa Carrara), sfollato a Crocetta, intendente della Brigata ‘Mazzini’.

Elenco reparti responsabili

X Mas/Distaccamento “Leone Bogani”

Tipo di reparto: Reparto speciale

Elenco persone responsabili o presunte responsabili

Filippo Marinucci

Guido Del Giudice

Oddo Bocalacci

Pasquale Subbia

Pietro Damiani

Il capitano commissario Guido Del Giudice sedette sul banco degli imputati assieme al comandante della X MAS Junio Valerio Borghese. Il processo ebbe inizio avanti la CAS Sezione Speciale di Roma a partire dal 15 ottobre 1947, tuttavia dopo qualche giorno (23 ottobre) la Corte rinviò il dibattimento all’udienza del 1° dicembre 1947, ritenendo che alcuni capi di imputazione dovessero essere indagati più accuratamente. Nel frattempo il Procuratore Generale della Repubblica, rilevata la necessità di ampliare ulteriormente le indagini, richiese il rinvio del dibattimento a nuovo ruolo – cosa che fu disposta - e investì delle ricerche la Sezione Istruttoria. In conseguenza di ciò il procedimento riprese ex novo l’8 novembre 1948 e si concluse con sentenza del 17 febbraio 1949.

Del Giudice fu condannato a 14 anni di reclusione, di cui 8 immediatamente condonati per applicazione dell’art. 26 del Codice Penale Militare che prevedeva la riduzione della pena per chi avesse compiuto atti di valore. Zara Algardi, alle pp. 203/204 del libro citato in ‘Bibliografia’, ricorda che all’epoca un giudice popolare, che aveva fatto parte della Corte, sottolineò che il documento attestante gli atti di valore compiuti da Del Giudice era stato esibito durante il dibattimento dall’avvocato difensore e poi subito dallo stesso ritirato, per cui non risultava allegato agli atti del processo.

Scheda compilata da FEDERICO MAISTRELLO

Padri e Madri della Libertà

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