Gaetano Collotti

DURANTE LA GUERRA LA BANDA COLLOTTI, GUIDATA DA GAETANO COLLOTTI, TORTURÒ, VIOLENTÒ E UCCISE CENTINAIA TRA PARTIGIANI, FAMILIARI DI QUESTI ULTIMI E CIVILI INNOCENTI. NEL 1954 VENNE ADDIRITTURA INSIGNITO DELLA MEDAGLIA DI BRONZO ALLA MEMORIA PER LE SUE AZIONI CONTRO I PARTIGIANI 

Gaetano Collotti aveva 22 anni quando ottenne una posizione di comando in Friuli. Era il 1939, l’Europa si trovava alla vigilia della Seconda guerra mondiale, che avrebbe ben presto travolto anche quella zona di confine dove già il fascismo si era accanito con particolare violenza. Collotti si era distinto già prima della guerra e durante le prime fasi della stessa per il suo sangue freddo e la sua intransigenza nella soppressione di ogni forma di opposizione nel Friuli Venezia - Giulia, in particolare da parte della minoranza slava. Finire nelle mani di Collotti significava subire ogni forma di tortura, dalle botte alle violenze sessuali, dalle scosse elettriche al finto annegamento. Questa era la prassi prima del 1943 e questa divenne la norma a partire dall’8 settembre, quando si creò una cesura tra i partigiani slavi della provincia di Lubiana, annessa dopo l’invasione della Jugoslavia, e i movimenti partigiani italiani. Sotto la guida di Collotti venne creato l’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, il cui scopo era appunto combattere ogni forma di resistenza nell’area. Collotti si mise immediatamente e senza alcun dubbio sotto il comando nazista, aderendo quindi alla Repubblica di Salò. Con alcuni suoi fedelissimi creò quella che divenne nota come la “Banda Collotti”, un gruppo di miliziani esperti nella caccia ai partigiani e ai dissidenti. Un gruppo di sadici torturatori, assassini, violentatori sotto la guida del giovane Collotti. La loro sede operative divenne la “Villa Triste” di Via Bellosguardo, a Trieste, un edificio peraltro sequestrato ad una famiglia di origine ebraica fuggita negli Stati Uniti. Furono centinaia a passare dai cupi corridoi della villa, subendo gli interrogatori del Collotti il quale, nell’aprile del ‘45, decise di abbandonare Trieste con alcuni dei suoi fedelissimi. Con sé portava anche una grande quantità d’oro, frutto delle rapine a danno delle sue vittime. Intercettato dai partigiani nel trevigiano, venne ucciso nella cartiera di Mignagola non appena fu riconosciuto. Le torture e le crudeltà di Via Bellosguardo erano già note sul finire della guerra e nell’immediato Dopoguerra. Risulta quindi incredibile la decisione di premiare Gaetano Collotti con una medaglia di bronzo al valor militare in virtù di un’azione contro i partigiani avvenuta nel 1943, mentre lui veniva contato tra le vittime “innocenti” della cartiera di Mignagola.

Cronache Ribelli

Un corposo elenco dei crimini e della storia della “Banda Collotti” si trova nel libro “La Banda Collotti”, entrato a far parte della nostra raccolta da poche settimane.

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