Vita collettiva

Penso che essenzialmente quello che detesto nel mio tempo, è proprio una falsa concezione dell’utile e dell’inutile. Utile viene oggi decretata la scienza, la tecnica, la psicanalisi, la liberazione dai tabù del sesso. […] 
Il resto è disprezzato come inutile. Nel resto però c’è un mondo di cose. Esse vanno evidentemente chiamate inutili, non portando con sé per i destini dell’umanità nessun vantaggio sensibile. 
[…] fra esse c’è il giudizio morale individuale, la responsabilità individuale, il comportamento morale individuale, la responsabilità morale individuale. Fra esse c’è l’attesa della morte che costituisce la vita dell’individuo. Fra esse c’è il pensiero solitario, la fantasia, la memoria, i rimpianti per le età perdute, la malinconia. Tutto quello che forma la vita della poesia. 

 Natalia Ginzburg, V, 1970

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