Quei minatori uccisi per un tozzo di pane

Da tre giorni i minatori di Campo Filone, Monteponi e San Giovanni protestano. Sono andati anche davanti alla sottoprefettura di Iglesias per chiedere che sia aumentata la razione di pane. Quel poco che viene dato loro non basta a fermare i morsi della fame. Il padrone, per tutta risposta, ha tagliato ancora il salario. Così quella mattina dell'11 maggio 1920 si ritrovano in duemila e dalle cave del Sulcis camminano spediti verso il municipio. Sono arrabbiati ma pacifici. Le guardie regie invece no. Sparano. E uccidono. Moriranno in sette, altri ventisei resteranno feriti, minatori-schiavi che volevano solo un tozzo di pane in più. Pochi mesi dopo l'eccidio, l’associazione esercenti miniere sarà costretta a firmare un accordo che concederà ai lavoratori aumenti salariali, indennità di carovita e riconoscimento delle commissioni interne elette liberamente dagli operai. Pensavano di piegarli, loro invece, alla fine, hanno vinto comunque.

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