Tralummescuro

 A sera la merendina finiva, ci si alzava un po' rintronati e si prendeva la via di casa, il giorno dopo ti aspettava la solita vita, si mangiava qualche avanzo rimasto della domenica, con un po' di tristezza ma si teneva da conto perché fino alla Pasqua dopo non ce ne sarebbe stata un'altra. Vabbe', c'era Natale, ma chiàppalo se sei bòno perché da lì a Natale campa cavallo , c'è 'na vita in mezzo, e le tavole avrebbero presentato l'aspetto sobrio e spartano di tutti i giorni. C'era però la festa di Santa Filomena, la patrona,che non hai mai capito se era Santa Filomena o la Madonna dell'otto agosto, insomma quella festa di mezzo lì, con ferragosto la santa e la Madonna, tutte assieme in quel corbello, alora forse avevano scelto la santa e buona lì, perché farne tre, chi se lo poteva permettere?!. Ora Santa Filomena l'han tolta. Dicono che forse non era poi quella santa che i paesani, fra vari orapronobis, portavano in processione appena dopo mangiato, bianca, azzurra e rosa, come un confetto della cresima delle bimbe; aveva tolto il posto, per misteriosi voleri ecclesiastici, a San Frediano, l'irlandese che ha deviato il fiume Serchio con un rastrello, ma questi c'è e non c'è, perché ora la patrona è Santa Maria, e vedrai che quella non ce la tolgono. La Filomena, che però in una nicchia in Chiesa ce l'hanno lasciata, sai mai, la portavano in processione tutti parati e lustri, da festa, col pesante Cristo davanti a tutti, coi chierichetti coi lanternoni così alti che si potevano bachiare le noci, passando, con la gente che orapronobisava dietro, e i portantini che portavano l'effige della Santa (avevano appena finito di strafogarsi di cibo e di varie bevande alcoliche) che cercavano di non smadonnare per la fatica, sudati come maiali (era agosto) ma si lidgavano l'onere del trasporto, era gente che portava pesi dalla mattina alla sera, poi, dopo la mangiata di mezzodì, eran pieni come òva e facevano un po' fatica a portare, ma eran lì, tutti, pronti a dare il cambio se qualcuno dei portantini dava segnali di cedimento.

Francesco Guccini 

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