Modo di essere
Qualche mio collega sostiene che io sia un falso proletario. Proletario io? Né falso, né vero. A parte che spesso mi sono trovato in bolletta, perché non c'è gusto migliore che spendere i propri soldi, per bagordare e viaggiare con gli amici.
E d'altronde quella di proletario è pur sempre un'etichetta, sicché la rifiuterei in ogni caso, come tutte le altre etichette che via via hanno provato ad appiccicarmi addosso - di comunista, di democristiano, di socialista, di borghese, perfino di fascista.
Se sono, "più modestamente", un anarchico è perché l'anarchia, prima ancora che un'appartenenza, è un modo di essere [...].
Fu grazie a Brassens che scoprii di essere un anarchico. Furono i suoi personaggi miserandi e marginali a suscitarmi la voglia di saperne di più. Cominciai a leggere Bakunin, poi da Malatesta imparai che gli anarchici sono dei santi senza Dio, dei miserabili che aiutano chi è più miserabile di loro. Santi senza Dio: partendo da questa scoperta ho potuto permettermi il lusso di parlare anche di Gesù Cristo, e oggi mi viene il dubbio che anche lui non fosse che un anarchico convinto di essere Dio; o forse, questa convinzione, gliel'hanno attribuita gli altri.
Intanto, da Bakunin ero passato a Stirner, e da una visione collettivistica ne scoprii una individualistica: dopo tutto, ci vuole troppo tempo a trovare gente con la quale vivere le mie idee, e così me le vivo da solo.
Fabrizio de André in direzione ostinata e contraria
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